Un’altra discarica in fiamme Comune e Regione: ora blitz e controlli
Via Grassi, rifiuti bruciati vicino all’ospedale Sacco. I cumuli stoccati in un capannone dismesso
Un’altra discarica abusiva, ancora rifiuti illegali bruciati. L’ultimo covo dei banditi della nuova «terra dei fuochi» era in via Grassi, vicino all’ospedale Sacco. Cresce l’emergenza. Le mosse di Comune e Regione: dal potenziamento dei controlli sui camion che trasportano l’immondizia ai blitz contro le aziende non a norma.
Un perimetro di trenta metri per trenta intorno a cumuli di rifiuti. Rifiuti depositati e incendiati poco prima delle 13 in un capannone dismesso di via Giovanni Battista Grassi, non lontano dall’ospedale Sacco, rimasto intaccato dalle fiamme grazie all’immediato arrivo dei pompieri, mai come in questo periodo impegnati su più fronti. Quello di via Giovanni Battista Grassi è l’ennesimo rogo d’immondizia a conferma, come denunciato ieri dal Corriere, della centralità di Milano (e anche della sua provincia) nella nuova «terra dei fuochi», che dal Bresciano va al Pavese fino al Novarese, l’ultima zona ad esser stata contagiata dal «sistema». Non sono mai fuochi casuali, non c’è mai auto-combustione. C’è sempre la mano dell’uomo che spesso è quella di imprenditori criminali, i «trafficanti» che sfruttano il blocco delle importazioni da gennaio di plastica e gomma da parte della Cina, i 2.700 impianti lombardi al collasso (le strutture ospitano l’immondizia di molte altre regioni deficitarie e parassite), una blanda linea di contrasto (le sentenze di condanna dei pochi arrestati sono una farsa), i controlli degli enti autorizzati nelle ditte di rifiuti annunciati con largo anticipo e dunque ridicoli, e infine i sicuri orizzonti di abbondanti guadagni. Una tonnellata di scarti da smaltire rende 90 euro d’incasso e spesso parliamo di uno stoccaggio di migliaia di tonnellate. Le conseguenti moltiplicazioni portano a milioni di euro.
Bruciano discariche abusive e bruciano «regolari» aziende adibite allo smaltimento d’immondizia, da Senago a Cinisello Balsamo, da Baranzate a Mortara. Non è agevole risalire al punto d’innesco delle fiamme e quand’anche venisse trovato, bisogna collocare sulla scena del crimine l’esecutore materiale dell’atto doloso. Puntualmente, dagli impianti incendiati e con devastanti impatti sull’ambiente che forse vengono minimizzati per non creare eccessivo allarme, spariscono i filmati delle telecamere se non le telecamere stesse. E la presenza nel labirinto di rifiuti di particolati tipi di scarti come cemento e tessuti che «assorbono» i liquidi infiammabili, permette una lunga conservazione delle tracce, mentre altri materiali quali cellulosa e schiume sintetiche «garantiscono» un incendio covante, a combustione lenta, senza fiamma. Uno dei tanti punti di forza degli imprenditori, che di rado ricorrono alla criminalità organizzata avendo imparato a far da soli, è la vasta geografia di capannoni dismessi, affittati a basso costo oppure occupati, così da avere un covo dove stipare gli scarti. In attesa dei fuochi.