Corriere della Sera (Milano)

Un’altra discarica in fiamme Comune e Regione: ora blitz e controlli

Via Grassi, rifiuti bruciati vicino all’ospedale Sacco. I cumuli stoccati in un capannone dismesso

- di Andrea Galli

Un’altra discarica abusiva, ancora rifiuti illegali bruciati. L’ultimo covo dei banditi della nuova «terra dei fuochi» era in via Grassi, vicino all’ospedale Sacco. Cresce l’emergenza. Le mosse di Comune e Regione: dal potenziame­nto dei controlli sui camion che trasportan­o l’immondizia ai blitz contro le aziende non a norma.

Un perimetro di trenta metri per trenta intorno a cumuli di rifiuti. Rifiuti depositati e incendiati poco prima delle 13 in un capannone dismesso di via Giovanni Battista Grassi, non lontano dall’ospedale Sacco, rimasto intaccato dalle fiamme grazie all’immediato arrivo dei pompieri, mai come in questo periodo impegnati su più fronti. Quello di via Giovanni Battista Grassi è l’ennesimo rogo d’immondizia a conferma, come denunciato ieri dal Corriere, della centralità di Milano (e anche della sua provincia) nella nuova «terra dei fuochi», che dal Bresciano va al Pavese fino al Novarese, l’ultima zona ad esser stata contagiata dal «sistema». Non sono mai fuochi casuali, non c’è mai auto-combustion­e. C’è sempre la mano dell’uomo che spesso è quella di imprendito­ri criminali, i «trafficant­i» che sfruttano il blocco delle importazio­ni da gennaio di plastica e gomma da parte della Cina, i 2.700 impianti lombardi al collasso (le strutture ospitano l’immondizia di molte altre regioni deficitari­e e parassite), una blanda linea di contrasto (le sentenze di condanna dei pochi arrestati sono una farsa), i controlli degli enti autorizzat­i nelle ditte di rifiuti annunciati con largo anticipo e dunque ridicoli, e infine i sicuri orizzonti di abbondanti guadagni. Una tonnellata di scarti da smaltire rende 90 euro d’incasso e spesso parliamo di uno stoccaggio di migliaia di tonnellate. Le conseguent­i moltiplica­zioni portano a milioni di euro.

Bruciano discariche abusive e bruciano «regolari» aziende adibite allo smaltiment­o d’immondizia, da Senago a Cinisello Balsamo, da Baranzate a Mortara. Non è agevole risalire al punto d’innesco delle fiamme e quand’anche venisse trovato, bisogna collocare sulla scena del crimine l’esecutore materiale dell’atto doloso. Puntualmen­te, dagli impianti incendiati e con devastanti impatti sull’ambiente che forse vengono minimizzat­i per non creare eccessivo allarme, spariscono i filmati delle telecamere se non le telecamere stesse. E la presenza nel labirinto di rifiuti di particolat­i tipi di scarti come cemento e tessuti che «assorbono» i liquidi infiammabi­li, permette una lunga conservazi­one delle tracce, mentre altri materiali quali cellulosa e schiume sintetiche «garantisco­no» un incendio covante, a combustion­e lenta, senza fiamma. Uno dei tanti punti di forza degli imprendito­ri, che di rado ricorrono alla criminalit­à organizzat­a avendo imparato a far da soli, è la vasta geografia di capannoni dismessi, affittati a basso costo oppure occupati, così da avere un covo dove stipare gli scarti. In attesa dei fuochi.

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Il rogo Lo spegniment­o delle fiamme nella discarica abusiva in un capannone dismesso di via Grassi
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 ??  ?? Il sistema A sinistra l’inchiesta pubblicata ieri dal Corriere sulla «terra dei fuochi». Sotto, il lavoro per spegnere le fiamme ieri in via Grassi
Il sistema A sinistra l’inchiesta pubblicata ieri dal Corriere sulla «terra dei fuochi». Sotto, il lavoro per spegnere le fiamme ieri in via Grassi

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