Corriere della Sera (Milano)

IL SALUTO ALL’AMICO CICLISTA NON SCORDEREMO QUELL’ALBA

- Luigi Daelli gschiavi@rcs.it

Caro Schiavi, ieri sono stato ai funerali di Giordano Mestura, il mio amico ciclista.

Il 30 novembre dello scorso anno è stato vittima di un incidente con un’auto in piazza XXIV Maggio, alle 5.30 di mattina, mentre si recava in bici al lavoro presso la sua edicola di via Meda. È stata aperta un’inchiesta di cui non conosciamo l’esito.

Sappiamo solo che il conducente dell’auto ha chiamato i soccorsi, ma Giordano è entrato in coma e non si è più ripreso. Beffa della sorte, Giordano era un appassiona­to di bici, faceva parte di un gruppo sportivo, aveva percorso decine di migliaia di chilometri in giro per l’Italia e partecipat­o a decine di cicloturis­tiche, ed è morto in bici a poche centinaia di metri da casa e dalla sua edicola.

Caro Daelli, grazie per averci ricordato qualcosa che sarebbe sfuggito alle cronache di città. Persone come Giordano Mestura, 59 anni, sposato, vivono nella memoria di chi lo conosceva e gli voleva bene, ma incidenti come il suo si perdono spesso nei brogliacci dei reparti investigat­ivi perché il funzionari­o di turno li classifica come incidenti di routine, fatalità. Oggi il suo breve racconto ne illumina la passione per la bici e ci lascia l’amarezza per la beffa del destino: chissà quante volte il suo amico ciclista ha rischiato di sfracellar­si in percorsi più accidentat­i di quello risultato fatale del 30 novembre 2017.

Purtroppo la bicicletta fa molti più danni in città che sulle altre strade, le vittime del percorso casa-lavoro sono sempre troppe per non fare un appello alla prudenza e al civismo.

Ci siamo spesso arrabbiati per le inadempien­ze dei ciclisti, luci, rispetto dei pedoni, segnalazio­ni del passaggio, ed è giusto non dimenticar­e l’osservanza delle regole, ma davanti a incidenti come quello di Giordano Mestura restiamo in silenzio, perché in bicicletta per una distrazion­e di altri, anche involontar­ia, si muore. Lui andava al lavoro all’alba, su un percorso che conosceva forse a memoria, nel silenzio di una città che si muove appena: e un’auto lo ha investito. Non aggiungiam­o niente di quel che non sappiamo: c’è un’inchiesta in corso. Ma sarebbe giusto che Ciclobby o qualche gruppo sportivo lo ricordasse in qualche cicloradun­o, con la sua bici che va verso l’edicola dei giornali. Un amico ciclista, appunto.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy