Una serata con Ravel al Teatro Carcano
Un fiume di parole, tanto irruente da non distinguere più dove finisce lei e inizia lui. Capita nelle coppie che da anni vivono in simbiosi la fusione tra scena e vita privata, con il surplus di energie che ciò sprigiona se giocata sulle punte: Sabrina Brazzo e Andrea Volpintesta. Alle spalle, una vita al Balletto della Scala, lei da prima ballerina, lui nel corpo di ballo, ma prestato a ruoli da solista anche al fianco della Ferri. Il passo a due tra la flessuosa veneziana e l’ombroso cosentino, oltre ad aver generato un figlio, Joseph, oggi dodicenne, ha prodotto quattro anni fa una creatura composita che accoglie 12 danzatori, età media 22 anni: il Jas (acronimo delle iniziali dei nomi di famiglia) Art Ballet con cui presentano, stasera e domani al Carcano, un nuovo programma, «Ravel Project», gravido di promesse: «Piano», coreografia di Massimiliano Volpini, «La Valse» di Giorgio Azzone, «Bolero» di Francesco Ventriglia. Un viaggio che lambisce il variegato universo musicale di Ravel, dalla sua biografia tra passione e silenzio riflessa sulle note (al piano, nel primo titolo, Stefano Salvatori), agli stati allucinatori fino alla circolarità ossessiva di «Bolero» rifratta nella suggestione dei quadri di De Chirico.
Nel trittico, Andrea è in scena dall’inizio alla fine, Sabrina illumina «Piano» e «Bolero». «Tre pezzi di Ravel completamente diversi — raccontano all’unisono —, sembrano scritti da compositori diversi. In particolare, nella “Valse” Azzone ha voluto sviluppare il tema dello sballo delle droghe, così come nel suo “Lago dei Cigni” aveva trattato la violenza sulle donne. Il cuore delle nostre produzioni è la danza al servizio dei temi sociali. Vogliamo avvicinare i giovani al balletto, toccando argomenti d’attualità: aspiriamo a trasformare il teatro in un luogo di confronto». Questo rientro nella sala di corso di Porta Romana segna un’importante svolta per la compagnia: «Oggi il Jas Art Ballet è residente al Carcano, inserito nella stagione di prosa: è un grande passo in avanti. Per i prossimi due anni, abbiamo stretto accordi con il Centro Studi Coreografici all’interno del teatro: daremo una supervisione alla scuola identificando talenti tra i 14 e i 17 anni da poter inserire in compa- gnia. Sarà una grande sinergia a tre scuola-teatro-compagnia. Non abbiamo sovvenzioni pubbliche, la strada del riconoscimento ministeriale è in salita, perché dovremmo adeguarci a parametri insostenibili per una giovane compagnia garantendo 40-50 spettacoli all’anno. Preferiamo concentrarci sulla qualità piuttosto che sulla quantità di spettacoli, muovendoci all’americana, alla ricerca di sponsor, anche se in Italia è ancora difficile trovare privati decisi a investire sul balletto». Per occuparsi della compagnia, Volpintesta, oggi 42enne, ha rinunciato al posto fisso in Scala (Brazzo è già in pensione): «È stata una scelta che ha stupito molti — dice —. Mi mancavano cinque anni alla pensione: ma sapevo che era giusto mettermi in gioco con un progetto così stimolante».