Argine all’illegalità
LA TRINCEA DELLE REGOLE
È una guerra. Altra definizione non viene in mente, con settecento uomini armati che per una giornata intera sbaraccano il caos da via Cavezzali. Giorni fa, lo stesso in zona Forze Armate. Il nemico è lo spaccio, l’occupazione abusiva, l’illegalità spudorata. Certo non è piacevole e non è poco chiamarla guerra, ma troppi arretrati di indifferenza hanno ridotto così questa impresa. Non è il caso di descrivere nei dettagli che cosa esca dal vaso scoperchiato: tutti sappiamo tutto, non da oggi. Conviene prendere per buono il colpo di reni dello Stato, segno di esistenza in vita che lancia un chiaro messaggio: Milano vuole difendere se stessa dalla vergogna. Certo scatena spavento l’idea che tutte le metropoli d’Italia, improvvisamente, facciano lo stesso: si è accumulato un tale strato di marciume, in giro per il Paese, che metterci mano significa correre a perdifiato su un campo minato. Meglio restare al caso Milano, che almeno prova ad avviare la dura riscossa. Inutile lasciarsi andare alla baldoria: dopo gli sgomberi, ad esempio, aleggia questo dubbio su dove andrà adesso l’umanità sloggiata. Certi tangheri sono maestri nel ritagliarsi subito un nuovo quartier generale. Chiaro, il lavoro è solo all’inizio. Ma è già qualcosa se nelle telefonate a casa di spacciatori e farabutti non saranno più intercettate le simpatiche frasi del tipo «dai, vieni in Italia, qui non ti fa niente nessuno». Costringiamoli almeno a raccontarsi che questo Paese ha qualche regola. Chissà che non comincino a rispettarlo.