Lecco, il grande schermo a luci spente
Le sale della città hanno chiuso. Resiste solo un cinema parrocchiale aperto nel ‘67
Hanno chiuso tutti: il Nuovo e il Mignon, il Marconi e il Capitol. Nell’epoca delle multisale, con le pellicole che hanno lasciato spazio al digitale, a Lecco per assistere a una prima visione non resta che affidarsi all’unico cinema rimasto aperto. Il Palladium, sala parrocchiale nel rione di Castello, la cui sopravvivenza è affidata a 70 volontari che instancabilmente prestano la loro opera.
LECCO Gli ultimi ad arrendersi sono stati i gestori del Nuovo e del Mignon. Le saracinesche si erano abbassate nel giugno di quattro anni fa e sbirciando attraverso le vetrate che si affacciano su viale Costituzione si intravedono ancora la cassa e la macchinetta per i pop corn. Tutto sospeso, come se l’ultima proiezione fosse avvenuta solo ieri. Nel 2010 era stata la volta del cinema Marconi e ancora prima la stessa sorte era toccata a Capitol ed Europa. Nell’epoca delle multisale, con le pellicole che hanno lasciato spazio al digitale, degli effetti speciali e dei centri commerciali dove vedere un film significa anche trascorrere la giornata tra negozi e ristoranti, a Lecco per assistere ad una prima visione non resta che affidarsi all’unico cinema rimasto aperto. Il Palladium, sala parrocchiale nel rione di Castello, la cui sopravvivenza è affidata a 70 volontari che instancabilmente prestano la loro opera. Una città senza cinema e senza teatro, chiuso da un anno per lavori di restauro, ma con una proposta culturale che in parte viene ospitata proprio nella struttura a fianco della chiesa rionale, presieduta da don Egidio, formalmente responsabile della sala della comunità. Attenzione però a parlare di cinema dell’oratorio, il Palladium è molto di più: aperto sette giorni su sette, il martedì e il mercoledì ospita rassegne teatrali, eventi e conferenze, il giovedì il cineforum, la scorsa stagione ha staccato 31.000 biglietti. Alla cassa Claudio Santoro, direttore di banca in pensione. «E non poteva essere altrimenti — sorride mentre attende che gli spettatori si accomodino per la proiezione del film Ready player one —. È l’unico cinema di prima visione in città e dal 2012 è digitalizzato. Siamo convinti di offrire un sevizio prezioso alla città e non mancano i riscontri. È venuto a trovarci persino Carlo Verdone e spesso registriamo il tutto esaurito, soprattutto nella serata del cineforum. Poi ci sono i campioni di incassi, Checco Zalone su tutti. Quando proiettiamo i suoi film c’è la coda che arriva fino al sagrato della basilica». La storia del cineteatro Palladium ha inizio negli anni Trenta con un salone rettangolare per le rappresentazioni teatrali dei ragazzi dell’oratorio, prosegue con gli spettacolini del vicino asilo infantile e le proiezioni della domenica. Nel 1966 l’architetto Stefanoni progetta l’attuale struttura tondeggiante, un paio di anni più tardi l’inaugurazione: 345 posti quasi sempre al completo. «Presto la mia opera come volontario da quindici anni — racconta Silvano Tornioli —. Da giovane ho lavorato come cineoperatore e ho sempre avuto questa passione. Certo adesso è cambiato tutto. Fino a sei anni fa mi occupavo di montare e smontare le bobine delle pellicole, ora invece ci sono i file e gli hard disk. Diciamo che la qualità è migliorata a scapito del fascino del cinema. Ora faccio la maschera e sono responsabile delle rassegne infrasettimanali». La palma di volontario più anziano spetta a Romano Spada, 82 anni, già presente nel 1967 quando avvenne la prima proiezione. “Il film era Alla conquista del West — racconta Santoro —. Ognuno di noi volontari ha un ruolo ben definito. Offriamo una trentina di prime visioni l’anno e gli incassi sono destinati ai progetti della parrocchia».
«L’offerta del Palladium è preziosa, ma come amministrazione vorremmo di più — afferma l’assessore al Patrimonio Corrado Valsecchi —. Abbiamo ricevuto proposte da imprenditori, che però non sono mai andate oltre a studi di fattibilità. Adesso ci stiamo muovendo per riaprire e valorizzare un cinema di nostra proprietà, avviando le procedure che ci consentano di accedere a un contributo a fondo perduto da parte del ministero della cultura e dello spettacolo per la ristrutturazione».