Grandi numeri e creatività I musei scelgono le donne
Sono le donne a guidare le principali istituzioni cittadine Le loro armi? Dinamismo, accoglienza, iniziative originali
La parola museo, dal greco mouseion, significa «luogo sacro alle Muse», cioè alle divinità femminili dell’ispirazione artistica. Loro abitavano nel Parnaso ed erano solo nove; a Milano, invece, sono una trentina e sovrintendono ai musei più diversi: storia naturale, arte moderna, acquario, fotografia, moda. Sono le donne dei grandi numeri di visitatori conquistati mese dopo mese attraverso attività di visite guidate, mostre, concerti, aperitivi serali, presenza sui social, conferenze, presentazioni di libri. Insomma decine di iniziative differenziate per includere diversi tipi di pubblico. Nel 2017 i soli musei civici hanno raccolto oltre un milione e mezzo di visitatori con un aumento del 6 per cento rispetto al 2016 e di quasi il 5 per cento di incassi. Questo significa che sono riusciti a capitalizzare e mantenere la progressione positiva anche dopo il picco turistico di Expo che aveva visto un incremento del 50 per cento esatto. Un grande lavoro per migliorare divulgazione e accoglienza, ma in cima al quale c’è prima di tutto la tutela del patrimonio pubblico.
Il mestiere di queste muse si chiama infatti «conservatore». Al Castello Sforzesco, per esempio, sono loro ad avere in carico tutte le collezioni: dalla raccolta delle stampe Bertarelli al museo della Pietà Rondanini, dall’archivio storico, fotografico e biblioteca Trivulziana alle collezioni d’arte. E sempre donne sono le conservatrici del museo archeologico di corso Magenta e del Palazzo Morando anche se il soprintendente del Castello e dei musei storici e archeologici è in verità un uomo, Claudio Salsi. Dunque è la solita storia delle donne che, pur brillanti, non riescono ad arrivare ai ruoli apicali, si dirà. No. Innanzi tutto perché il direttore centrale di tutti i musei del Comune è Giulia Amato; poi perché, sotto di lei, i direttori dei musei civici sono quattro, esattamente in parità. Due uomini e due donne: Anna Maria Montalto per il polo arte moderna e contemporanea, e Maria Fratelli a capo delle case museo e progetti speciali.
Ma anche fuori dell’ambito del Comune le donne occupano praticamente tutte le posizioni apicali: a dirigere il Poldi Pezzoli c’è Annalisa Zanni che è riuscita a formare un consistente gruppo di giovani; Grazia Romanati guida villa Necchi Campiglio che quest’anno festeggia i dieci anni dall’apertura con un incremento di visitatori che nel 2017 ha toccato i 60 mila. E potrà sembrare curioso, ma anche i musei che fanno capo alla Chiesa, ambiente tradizionalmente maschile, si affidano alle donne: al comando dello staff tutto femminile del Diocesano c’è Nadia Righi; Giulia Benati è direttrice del museo del Duomo e Rosa Giorgi di quello dei Cappuccini. Il piccolo museo ha una consolidata attività di conferenze sull’arte sacra e dal 2013 ha avviato «Ospite d’onore», un progetto di visite guidate che coinvolge persone reclutate nei dormitori o nelle mense dei poveri. La cultura — questo le donne che tengono insieme le famiglie lo sanno meglio di tutti — è infatti un importante fattore di coesione sociale a beneficio di tutta la città.