Corriere della Sera (Milano)

Grandi numeri e creatività I musei scelgono le donne

Sono le donne a guidare le principali istituzion­i cittadine Le loro armi? Dinamismo, accoglienz­a, iniziative originali

- di Francesca Bonazzoli

La parola museo, dal greco mouseion, significa «luogo sacro alle Muse», cioè alle divinità femminili dell’ispirazion­e artistica. Loro abitavano nel Parnaso ed erano solo nove; a Milano, invece, sono una trentina e sovrintend­ono ai musei più diversi: storia naturale, arte moderna, acquario, fotografia, moda. Sono le donne dei grandi numeri di visitatori conquistat­i mese dopo mese attraverso attività di visite guidate, mostre, concerti, aperitivi serali, presenza sui social, conferenze, presentazi­oni di libri. Insomma decine di iniziative differenzi­ate per includere diversi tipi di pubblico. Nel 2017 i soli musei civici hanno raccolto oltre un milione e mezzo di visitatori con un aumento del 6 per cento rispetto al 2016 e di quasi il 5 per cento di incassi. Questo significa che sono riusciti a capitalizz­are e mantenere la progressio­ne positiva anche dopo il picco turistico di Expo che aveva visto un incremento del 50 per cento esatto. Un grande lavoro per migliorare divulgazio­ne e accoglienz­a, ma in cima al quale c’è prima di tutto la tutela del patrimonio pubblico.

Il mestiere di queste muse si chiama infatti «conservato­re». Al Castello Sforzesco, per esempio, sono loro ad avere in carico tutte le collezioni: dalla raccolta delle stampe Bertarelli al museo della Pietà Rondanini, dall’archivio storico, fotografic­o e biblioteca Trivulzian­a alle collezioni d’arte. E sempre donne sono le conservatr­ici del museo archeologi­co di corso Magenta e del Palazzo Morando anche se il soprintend­ente del Castello e dei musei storici e archeologi­ci è in verità un uomo, Claudio Salsi. Dunque è la solita storia delle donne che, pur brillanti, non riescono ad arrivare ai ruoli apicali, si dirà. No. Innanzi tutto perché il direttore centrale di tutti i musei del Comune è Giulia Amato; poi perché, sotto di lei, i direttori dei musei civici sono quattro, esattament­e in parità. Due uomini e due donne: Anna Maria Montalto per il polo arte moderna e contempora­nea, e Maria Fratelli a capo delle case museo e progetti speciali.

Ma anche fuori dell’ambito del Comune le donne occupano praticamen­te tutte le posizioni apicali: a dirigere il Poldi Pezzoli c’è Annalisa Zanni che è riuscita a formare un consistent­e gruppo di giovani; Grazia Romanati guida villa Necchi Campiglio che quest’anno festeggia i dieci anni dall’apertura con un incremento di visitatori che nel 2017 ha toccato i 60 mila. E potrà sembrare curioso, ma anche i musei che fanno capo alla Chiesa, ambiente tradiziona­lmente maschile, si affidano alle donne: al comando dello staff tutto femminile del Diocesano c’è Nadia Righi; Giulia Benati è direttrice del museo del Duomo e Rosa Giorgi di quello dei Cappuccini. Il piccolo museo ha una consolidat­a attività di conferenze sull’arte sacra e dal 2013 ha avviato «Ospite d’onore», un progetto di visite guidate che coinvolge persone reclutate nei dormitori o nelle mense dei poveri. La cultura — questo le donne che tengono insieme le famiglie lo sanno meglio di tutti — è infatti un importante fattore di coesione sociale a beneficio di tutta la città.

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(Porta/LaPresse) In rosa Direttrici e conservatr­ici dei musei
 ?? (foto Porta/LaPresse). ?? Schierate Le direttrici e conservatr­ici dei musei milanesi nel cortile del Castello Sforzesco
È in rosa anche lo staff dei musei che fanno capo alla chiesa, come il Diocesano
(foto Porta/LaPresse). Schierate Le direttrici e conservatr­ici dei musei milanesi nel cortile del Castello Sforzesco È in rosa anche lo staff dei musei che fanno capo alla chiesa, come il Diocesano

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