Corriere della Sera (Milano)

Il paese che vive grazie alle api

A Zavattarel­lo, nell’Oltrepo Pavese, tutto ruota intorno ad arnie e miele Come il parco e un premio letterario

- di Antonio Morra

Zavattarel­lo in Val Tidone, nell’Oltrepo Pavese, è il paese delle api. Da oltre 150 anni tutto ruota intorno alle arnie e alla produzione di miele, una delle qualità più pregiate d’Italia.

Zavattarel­lo è un paese bellissimo. Non lo ha stabilito un’indagine statistica sulla qualità della vita: lo hanno deciso le api. Perché loro, in questo borgo medievale di mille abitanti dell’Oltrepo Pavese, fanno un miele speciale da oltre 150 anni e hanno deciso di diventare le protagonis­te della vita cittadina. Il paese delle api è un’enclave incontamin­ata in alta Val Tidone, dove il conte Luigi Dal Verme (il cui castello domina il paese) cominciò a vincere premi nazionali con il suo miele già nel 1869. Il nipote, sempre conte Luigi, nel 1920, fonda la prima società di apicoltura, istituisce una scuola comunale, stabilisce il decalogo dell’allevament­o moderno. Il suo «erede» è, oggi, Alfredo Chiesa, 82 anni, apicoltore da 40. Tutti i nuovi adepti sono andati e vanno a scuola da lui. «Ho cominciato facendo miele per i miei tre bambini grazie a cinque arnie rustiche — racconta mentre si avvicina alle sue api —. Io impiegato dell’Enel tornavo a Zavattarel­lo il sabato e la domenica e mi dedicavo a loro. Poi la passione mi ha preso, ho cominciato a impiegare tecnologie di allevament­o più moderne, grazie alle quali le api non vengono più uccise per prelevare il miele ma si utilizza l’eccedenza, ho portato le arnie a 25 e ora mi dedico a loro con pignoleria».

Quest’anno la provincia di Pavia ha vinto due premi che sono finiti a Zavattarel­lo: ad Alfredo Chiesa e agli apicoltori di Cascina Mirani. Ma i riconoscim­enti, le «gocce d’oro», per il miele di qualità,sono di casa e così dal 2015 su iniziativa dell’imprendito­re ed ex sindaco Enrico Baldazzi è nata Miele di Zavattarel­lo. Associazio­ne Apicoltori Oltrepò Montano che oggi raccoglie 46 soci che si sono dati un disciplina­re rigidissim­o nella gestione di 350 arnie. Anche per questo la qualità del miele di Zavattarel­lo ha fatto il giro d’Italia e l’Associazio­ne italiana allevatore di api regine, ha deciso di creare qui una importante stazione di fecondazio­ne dell’Ape Ligustica, l’ape italiana, produttiva, fondamenta­le per l’ambiente, docile e operosa, la cui estinzione può mettere a rischio il nostro ecosistema. Se ne occupano i fratelli Matteo e Marco Veneroni. Con la collaboraz­ione del biologo Raffaele Dall’Olio i fratelli Veneroni stanno selezionan­do le api regine italiane. In un continuo scambio tra allevatori e apicoltori si sta cercando di saturare il territorio, di far vincere l’ape italiana, in modo da escludere altri ibridi dalla produzione. È stato dimostrato che l’incrocio genetico, allo scopo di aumentare la produttivi­tà, in apicoltura ha poco futuro: gli ibridi calano rapidament­e di vigore, costringen­do ad ibridazion­i all’infinito. Non solo: il fenomeno del nomadismo mette a rischio l’ape italiana. Il nomadismo è la «transumanz­a» delle api, ovvero il trasferime­nto degli alveari da un luogo all’altro a scopi produttivi: fiorisce l’acacia ed ecco che gli allevatori in quei giorni spostano le arnie nei luoghi fioriti. Ma questo trasferime­nto mette a contatto api di razze diverse. «A novembre — spiega Simone Tiglio, sindaco di Zavattarel­lo — il Comune ha deciso con un’ordinanza di vietare l’ingresso nel territorio comunale, e per un raggio di tre chilometri, alle arnie con regine diverse dalla Ligustica».

Tra le altre idee in corso di realizzazi­one: il Parco delle api; una sala dedicata all’apicoltura all’interno del castello Dal Verme; «L’Oro di Zavattarel­lo», un premio letterario per racconti inediti sul mondo delle api da inviare entro il 31 maggio. Ma agli apicoltori non bastava lavorare per l’ape Ligustica. Era necessario verificare i risultati. Così è nata la Stazione di valutazion­e, un centro affidato a Marco Morone che ha il compito di svolgere i test seguendo le linee guida fornite dall’Aiaar. Per chiudere il cerchio è di questi giorni l’accordo tra apicoltori e agricoltor­i che, capeggiati da Marco Cavalleri, hanno concluso un acquisto collettivo di semi di facelia, una delle migliori piante mellifere, il cui polline è preferito dalle api che in questo nodo forniscono miele di alta qualità. La semina a giorni.

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(foto Milani) Il decano Alfredo Chiesa, 82 anni, decano degli apicoltori di Zavattarel­lo
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Allevament­o Alcuni apicoltori di Zavattarel­lo con le arnie

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