Corriere della Sera (Milano)

La sfida (vinta) di Laura: sbagliato nasconders­i

La gara e poi la chemio «Al traguardo per battere la malattia»

- Riccardo Bruno

Laura Emanuel ieri ha vinto la sua maratona. «Il mio obiettivo era tagliare il traguardo, e farlo con un sorriso». Laura martedì scorso ha fatto la sua nona seduta di chemiotera­pia, oggi farà la decima. «Prima di partire non sapevo come avrebbe reagito il mio corpo. Fino al 25esimo chilometro ho corso, poi ho alternato tratti di camminata. Gli altri della mia squadra, gli Urban Runners, mi hanno aiutato e incoraggia­to. E poi mio marito Andrea, e i miei figli che mi hanno accompagna­to negli ultimi metri. È stata durissima, ma ho capito che con la testa e la volontà tutto è possibile».

Laura non è un’ex atleta. Commercial­ista, 49 anni, 4 figli, ha iniziato a correre appena 5 anni fa. «Prima una garetta di 5 km, poi via via sempre di più. Fino alla 100 chilometri del Passatore, lo scorso maggio».

A novembre ha scoperto di avere un tumore. «Proprio dopo una corsa in montagna, durante la doccia ho sentito un nodulino al seno che non mi è piaciuto. Ho avuto la fortuna di prenderlo in tempo, perché è una forma invasiva». A dicembre è stata operata allo Ieo di Milano, a febbraio ha iniziato la chemio. «I medici mi hanno spiegato che avevo un vantaggio che non dovevo perdere, il fatto di condurre una vita sportiva e di avere una dieta sana». Così ha cercato di non fermarsi, di non farsi piegare dalla malattia. «Certo, non mi sono allenata come prima. Esco per corricchia­re, senza orologio. Ma quando la mattina ti alzi, e il tuo corpo ti sembra che pesi 200 chili, la cosa più sbagliata che puoi fare è restare a letto, rinunciare a vivere».

In questa mesi ha corso una mezza maratona e ieri tutti i 42 chilometri. «Ci tenevo a farla, non tanto per me, ma per lanciare un messaggio. Mi rendo conto che c’è chi sta peggio di me, che davvero fa fatica a stare in piedi. Ma chi può deve reagire, correre, farsi una nuotata o sempliceme­nte una camminata. La scienza è andata avanti in questi anni, le cure sono più mirate, il paziente può affrontare una vita più dignitosa».

Laura è orgogliosa di avere concluso la sua gara, e di averlo fatto presentand­osi così com’è oggi, senza finzioni. «Ho deciso di non mettere né parrucche né bandane. Le donne soffrono molto della perdita dei capelli ma credo che sia un tabù da superare. Tra le ottanta persone che facciamo la chemio, sono l’unica che non si nasconde. Se la gente vede il tuo disagio ti sta più vicino, anche ieri ho sentito il calore di tanti che mi ha spinto fino all’arrivo».

Fra tre settimane concluderà il primo ciclo di cure, è consapevol­e che la strada è ancora lunga. «La recidività è molto alta, bisognare imparare ad andare a braccetto con la malattia». A fine maggio proverà di nuovo il Passatore, la storica ultra maratona che parte da Firenze e arriva a Faenza. «La motivazion­e è tutto. Nello sport è arrivare al traguardo, quando si combatte un tumore è vivere».

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