Truffa sui farmaci Un’altra inchiesta scuote la sanità
Blitz della Finanza in Regione, perquisiti tre ospedali del gruppo San Donato
Una raffica di perquisizioni per l’ennesima inchiesta giudiziaria nella Sanità. L’ipotesi è di truffa a danno del servizio sanitario sui rimborsi dei farmaci. Nel mirino della Procura, tre ospedali del gruppo San Donato. Tensione alle stelle in Regione, per la perquisizione agli uffici e all’auto di un funzionario per comportamenti precedenti al suo arrivo in Regione.
Apochi giorni dallo scandalo per corruzione che ha coinvolto medici degli ospedali ortopedici Pini e Galeazzi, una raffica di perquisizioni, anche negli uffici di Regione Lombardia, porta alla luce una nuova, ennesima inchiesta giudiziaria sul mondo della sanità lombarda. Stavolta l’ipotesi è di truffa sui rimborsi dei farmaci ai danni del servizio sanitario nazionale. Nel mirino della Procura di Milano ci sono tre ospedali del gruppo San Donato, che appartiene alla famiglia Rotelli. Il periodo preso in considerazione va dal 2013 al 2017. L’indagine del sostituto procuratore Luca Poniz ipotizza il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato. Il magistrato fa parte del pool coordinato — su volere del procuratore Francesco Greco — da Ilda Boccassini (che temporaneamente sostituisce il titolare, Giulia Perrotti, da qualche tempo assente per malattia).
I militari del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza ieri mattina si sono presentati di buon’ora negli Uffici del Pirellone che si occupano del settore farmaceutico, un braccio dell’assessorato regionale alla Sanità guidato da Giulio Gallera.
L’obiettivo: acquisire atti e documenti investigativi che riguardano l’assegnazione dei rimborsi dei medicinali tra cui quelli chiamati «File F», termine tecnico per indicare sia i farmaci ultra-costosi acquistati direttamente dagli ospedali per curare i tumori, l’Aids, l’emofilia, le malattie rare e i problemi legati ai trapianti, sia medicinali più economici, ma sempre a totale carico del servizio sanitario nazionale. Contemporaneamente, le Fiamme gialle hanno perquisito gli uffici amministrativi del Policlinico San Donato, a San Donato Milanese, dell’ospedale «San Pietro» di Ponte San Pietro e del Policlinico «San Marco» di Zingonia, entrambi ospedali privati convenzionati della provincia di Bergamo, sempre di proprietà della famiglia Rotelli. La mole di documenti acquisita è enorme. Nel decreto di perquisizione firmato dal sostituto procuratore Poniz e consegnato ai rappresentanti legali del Gruppo San Donato compaiono alcuni dei nomi degli indagati. Si tratta di persone che lavorano nella Farmaceutica e nel settore degli acquisti dei medicinali. Ma nell’inchiesta ci sarebbero altri nomi iscritti nel registro degli indagati che appartengono a personaggi al di fuori del San Donato.
Nel meccanismo di questa nuova presunta truffa la Regione Lombardia viene individuata dalla Procura come parte lesa, cosa che è stata più volte sottolineata negli ambienti investigativi. Ma per tutta la giornata di ieri al Pirellone la tensione è stata alle stelle. Le modalità con cui si sono svolte le perquisizioni non sono state quelle abituali di quando — e succede spesso — la Finanza va ad acquisire documenti utili a chiarire ipotetici reati commessi negli ospedali. A un funzionario è stata perquisita l’automobile ed è stato preso il telefono, cosa che farebbe presupporre un suo possibile coinvolgimento personale, per comportamenti precedenti all’arrivo in Regione Lombardia. Ma a tarda sera il quadro non era ancora chiaro.
L’indagine di Poniz arriva quando sono è nel pieno l’inchiesta che la scorsa settimana ha visto quattro primari e un direttore sanitario ai domiciliari, nonché un imprenditore in cella, tutti accusati di corruzione: i primari, tramite società schermate producevano gli stessi dispositivi diagnostici che poi facevano acquistare ai propri ospedali con sperpero di soldi pubblici e arricchimento personale.
Nel 2009, invece, il Gruppo San Donato era già stato coinvolto in una inchiesta giudiziaria che aveva portato all’iscrizione sul registro degli indagati di una settantina tra amministratori e medici, tutti accusati di falso e truffa ai danni del servizio sanitario per avere gonfiato, tra il 2004 e il 2007, i rimborsi di prestazioni. L’inchiesta, però, finì con l’archiviazione per «infondatezza della notizia di reato», «completamente sfornita di prova».
Gli accertamenti Gli agenti negli uffici di San Donato Milanese, Ponte San Pietro e Zingonia