Le battaglie sul senso di Expo e la via maestra
Ermanno Olmi prende congedo da tutti noi quasi in punta di piedi, sottolineando la semplicità e l’autenticità della sua esistenza. La sua è una delle personalità più significative del nostro tempo e non solo per la sua limpidissima esperienza d’artista. Olmi è stato profeta potente, di immagini, di parole e di spirito.
La sua personalità, la sua comunicativa, il suo fine intuito della psicologia umana ne hanno fatto il testimone più attento della nostra fase storica. Appassionato del nuovo, egli non ha mai smesso di ammonire e di persuadere tutti (e soprattutto i giovani) a non cedere alle false suggestioni del progresso a tutti costi. Ed è nell’umanità più profonda che egli ha sempre rintracciato la speranza di un mondo più vero, più aperto e generoso. Ho avuto la fortuna di averlo a fianco sulla strada dell’Expo: le meravigliose immagini che ci ha donato sono state ben più di un film. Con lui sono state sempre battaglie. Belle, aperte, franche discussioni sul senso dell’Expo, sul senso della partecipazione, sul valore del cibo per tutti i popoli del mondo. Lo andavo a trovare nel suo sottotetto con vista sul Castello. E con le sue parole non mancavano mai il caffè della
moka e un piccolo bignè, che Loredana ci offriva col suo sorriso accogliente. L’ultima volta che ho visto Ermanno è stato nel Duomo di Milano. Eravamo in tanti a vedere l’anteprima del suo lavoro sul cardinal Martini. Faceva un freddo terribile: eppure la voce narrante di Ermanno riscaldò il nostro cuore nell’ammirazione di due persone che tanto hanno donato a Milano. Appena le luci tornarono, Ermanno si fece trovare seduto proprio sotto il grande schermo dove erano apparse le immagini del suo ultimo lavoro. Gli andai incontro e lui, al solito, scansò i complimenti per ricordarmi la strada da percorrere, tra cui «l’impegno quotidiano per una pace sempre proclamata e troppo poco praticata». Oggi ho parlato con i suoi familiari. Sua figlia Betta mi ha detto che Ermanno, quando sapeva che dovevamo incontrarci, diceva loro «vedo il mio amico Beppe e progettiamo qualche birichinata». Grazie, Ermanno. Non basterà una vita per mettere in pratica quel che mi hai insegnato. Ma, credimi, lotterò sempre perché il tuo insegnamento continui ad essere la strada maestra della nostra Milano.