«I militari in carrozza» Ma l’idea della Regione non convince i sindacati
L’allarme dei ferrovieri. In ritardo le «body cam»
«Situazione fuori controllo. È sempre più difficile lavorare». Il giorno dopo l’ennesima aggressione a un capotreno e a un poliziotto i ferrovieri si lasciano sfuggire poche parole per timore di ripercussioni. Ma la questione è chiara: l’allarme viene da lontano. Lo testimonia uno dei tanti messaggi arrivati già ad agosto scorso al Focal Point Security, la centrale operativa che raccoglie le segnalazioni. Un capotreno lamentava disagi tra le stazioni di Monza e Ponte San Pietro: «Attività di controlleria quasi impossibile». Decine i racconti simili: passeggeri senza biglietto, gruppi di stranieri, gang.
Il Pirellone è chiamato a dare risposte concrete al problema. «Quello della sicurezza sui treni è uno dei primi temi che sottoporremo al management di Ferrovie Nord Milano e a Trenord» commenta l’assessore ai Trasporti Claudia Terzi. E rispolvera l’ipotesi di far salire in carrozza i militari. «È sicuramente un’idea a cui tutti stiamo pensando. Attiveremo un tavolo di confronto con le forze dell’ordine». Tavoli che, attaccano le sigle sindacali, una volta avevano cadenza periodica e dai quali a un certo punto sono stati esclusi. «Non siamo più stati convocati — dice Stefano Malorgio della Filt Cgil —. Dalla Prefettura nessun segnale. E la sorveglianza dei convogli è carente». Più dura la Cisl: «Si sta andando alla deriva — per Giovanni Abimelech —. Da anni segnaliamo le stesse cose. L’esercito? Soluzione impraticabile». Più che nuove iniziative, i sindacati chiedono di mettere in campo «interventi strutturali. Non ci si può attivare solo quando accadono fatti tragici» dice Adriano Coscia dell’Orsa. Sulla stessa linea d’onda Pietro Bussolati, segretario metropolitano del Pd: «Occorrono tornelli per consentire l’accesso sui treni solo a chi ha il biglietto, l’implementazione della videosorveglianza e la maggior collaborazione tra polizia locale e forze dell’ordine. I pendolari lombardi sono ostaggio dell’immobilismo della destra».
Trenord, Rete Ferroviaria Italiana e Fnm a fine 2017 avevano annunciato una serie di misure per garantire più sicurezza. Nelle linee S11, MilanoMortara e Milano-Lecco (dove si è verificata l’ultima aggressione) nelle ore notturne vengono chiuse le carrozze di coda. Telecamere sul 60% dei treni, 90 vigilantes schierati contro i circa 120 previsti. Ancora ferma al palo la sperimentazione di body cam da applicare alle divise dei capitreno e degli addetti alla security. Rfi aveva programmato la chiusura con tornelli in una serie di stazioni: Arcore, Busto Arsizio, Vigevano e Porta Garibaldi. Azione che favorirebbe il controllo dei biglietti ma in contemporanea sarebbe un filtro agli accessi ai treni. La scadenza per l’installazione dei dispositivi è fine 2018. Fnm ha condotto tra ottobre e dicembre una sperimentazione a Cadorna con due telecamere intelligenti e sensori. I dati raccolti sono nelle mani degli esperti del Politecnico. L’obiettivo è creare una piattaforma stile grande fratello in grado di leggere i movimenti sospetti e prevenire le situazioni critiche.
Terzi Ipotesi militari sui treni per garantire la sicurezza
Bussolati Servono tornelli per far salire solo chi ha il biglietto