Note e palazzi: le affinità creative
All’Urban Center un ciclo esplora le relazioni tra musica e architettura
Spesso Bach viene chiamato «l’architetto della musica» e i suoi capolavori vengono paragonati a cattedrali sonore. Prima ancora c’erano monaci che edificavano chiostri e monasteri traducendo in volumetrie e superfici partiture musicali; e nel Novecento un compositore celebrato come Yannis Xenakis era anche laureato in Architettura. Da mercoledì 16 maggio all’Urban Center della Galleria Vittorio Emanuele II il ciclo «Affinità compositive tra musica e architettura» vuole illustrare e riflettere sui tanti e diversissimi legami che avvicinano questi due campi dell’umana creatività. Ad animarlo Simone Libralon, violinista dell’Orchestra Verdi, e Bianca Procino, anch’essa diplomata in violino, ma anche laureatasi in Architettura al Politecnico. Tre incontri: il primo, «Classica proporzione», dedicata a Bach e al Neoclassicismo, il 30 «La ricerca del nuovo» attorno a Max Reger e lo stile Liberty, il 13 giugno «Un nuovo spirito» incentrato su Hindemith e il Razionalismo. Il compito di introdurli è stato affidato a uno dei compositori più apprezzati nell’odierno panorama italiano, Carlo Galante. «Quando mi hanno parlato di questo progetto ho subito pensato alla loro comune origine», racconta il 59enne musicista trentino «Nel Medioevo musica e geometria erano due delle scienze del quadrivium: in entram- be l’uomo inventa una nuova realtà con fantasia e tecnica, crea qualcosa che prima non esisteva nel mondo e che viene a essere grazie alla nostra mente. Proprio per questa origine ben presto non furono concepite solo come scienze, ma come arti».
Le affinità compositive si moltiplicano considerando musica e architettura da diverse prospettive: «Entrambe sono progetti: l’architetto disegna e sono poi altri a realizzare le sue linee; il compositore lascia il suo pensiero sullo spartito, e saranno poi gli esecutori a comunicarlo al pubblico. Questo conduce a un’altra vicinanza: sono tutte e due arti sociali perché non solo vengono fruite da tanti individui, ma, a differenza per esempio della pittura dove un quadro può essere visto da milioni di persone ma è creato da un solo artista, per realizzare un’opera musicale o architettonica ci vogliono più persone». Altro elemento comune è la «forma»: «Gli architetti creano continue variazioni su una forma, pensiamo a quanti palazzi sono stati edificati tra Quattro e Cinquecento declinando in mille modi il modello del palazzo rinascimentale; allo stesso modo sono letteralmente innumerevoli i modi con cui i compositori possono declinare la forma-sonata, tipica del classicismo musicale».