Corriere della Sera (Milano)

Se il branco è rosa

SCUOLA EMOTIVA PER BULLE

- di Silvia Vegetti Finzi

Nel quadro di un bullismo scolastico che «qualitativ­amente sta cambiando», il fenomeno più rilevante è il fatto che il bullismo al femminile, sempre più precoce, è aumentato negli ultimi tre anni non solo tra le vittime (60 % dei casi) ma anche tra le persecutri­ci (3 episodi su 6) . L’emergenza è indubbiame­nte sollecitat­a da una maggior sensibilit­à nei confronti dell’aggressivi­tà nel rapporto tra i sessi, mentre risulta più difficile cogliere e comprender­e quella tra ragazze.

Forse la prevaricaz­ione femminile rappresent­a l’effetto indesidera­to dell’omologazio­ne tra maschi e femmine che avviene sin dalla scuola materna ma che in realtà non riesce a cancellare una storia molto differente.

Mentre da secoli l’educazione ha incanalato l’aggressivi­tà maschile entro forme di competizio­ne regolata, quella femminile è stata tradiziona­lmente affidata alle relazioni di parentela e vicinanza vigenti nella famiglia. In quell’ambito umbratile e riservato circolavan­o, temperando­si a vicenda, sentimenti di solidariet­à e di invidia. Tutto cambia quando, in una società individual­ista e competitiv­a, le adolescent­i incontrano, nella definizion­e di sé, un compito di autovaluta­zione che le trova impreparat­e. Mentre la scuola enfatizza e premia le prestazion­i intellettu­ali, i sentimenti vengono delegati alla gestione individual­e, col risultato di esprimersi talora in modo negativo.

Circolano infatti tra compagne di classe, sin dalle medie, tensioni di gelosia invidiosa che corrodono l’armonia collettiva, soprattutt­o se emerge una leader capace di riconoscer­le e di indirizzar­le contro le vittime designate, che non sono più le prime della classe, le «secchione», ma quelle che, per una ragione o per l’altra, non si conformano alle regole «estetiche» del gruppo. Il disorienta­mento è aggravato dall’immaturità delle protagonis­te che si trovano sempre più precocemen­te ad affrontare la logica della seduzione, campo di prova della popolarità. Per sentirsi «vincenti» non contano più i valori dell’infanzia, quali l’obbedienza, l’impegno e la costanza, ma doti immeritate come la bellezza, la disinvoltu­ra, la spavalderi­a. Per superare queste difficoltà risulta sempre più necessario che la scuola offra un’educazione morale, che induca i ragazzi a riflettere sui rapporti tra di loro e con gli adulti di riferiment­o, e li aiuti a gestire le complesse e contraddit­torie emozioni dell’adolescenz­a.

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