Un «buco» di due ore e le voci sul terzo uomo nell’ultima notte di Sara
La ragazza è scomparsa da sabato, in cento per le ricerche
I vortici agitati della Muzza non hanno ancora restituito alcuna verità al giallo di Manuel e Sara. Non è bastato il lavoro di cento uomini e donne durante tutta la giornata per riuscire a trovare la Volkswagen Golf del 31enne Manuel Buzzini. Il corpo della 21enne Sara Luciani, scomparsa ormai da quattro giorni, non è emerso nemmeno dalle acque del canale. Più passano le ore e meno speranze ci sono di ritrovarla viva.
Eppure la macchina dei soccorsi non si ferma. Stamattina si riparte, concentrandosi nel tratto più a Nord di Truccazzano. Ieri volontari della protezione civile, carabinieri e vigili del fuoco hanno passato palmo a palmo le rive e il corso del canale tra la Rivoltana e Paullo, dove si è ipotizzato che l’auto possa essere caduta. Non lontano dal cimitero di Truccazzano, lungo una delle alzaie della Muzza, sono stati trovati segni di pneumatici nell’erba della riva. Un’area perlustrata con grande attenzione dai sommozzatori ma senza trovare tracce utili (o pezzi di carrozzeria) che facciano davvero ritenere quella la zona di impatto con le acque. Anche sul fronte delle indagini tutto resta sospeso. La Procura ha aperto un fascicolo per l’ipotesi di «istigazione al suicidio». Un atto dovuto in vista dell’esame autoptico sul corpo del 31enne morto sabato mattina impiccato alla trave di una tettoia nel cortile della casa della nonna materna.
L’autopsia sarà eseguita in mattinata. Il responso del medico legale sarà fondamentale per capire se Manuel Buzzini possa essere in qualche modo sopravvissuto a un incidente costato la vita, invece, alla fidanzata. Una delle due ipotesi più accreditate è infatti quella che i due ragazzi possano avere avuto un incidente e che il 31enne, riuscito a mettersi in salvo mentre l’auto con la fidanzata veniva inghiottita dalle acque, si sia poi ucciso sotto choc per il rimorso. L’altra è la pista più inquietante, quella dell’omicidio-suicidio. Gli investigatori della Compagnia di Cassano d’Adda, guidati dal capitano Giuseppe Verde, stanno cercando in tutti i modi di ricostruire le ultime ore di vita dei due fidanzati.
La Volkswagen targata CZ852GR di Buzzini è stata ripresa da diverse telecamere automatiche «sorveglia traffico» della zona. Un testimone avrebbe raccontato di una terza persona a bordo. I carabinieri stanno interrogando gli amici della coppia: nessuno manca all’appello ma quella testimonianza è ritenuta «attendibile» anche se al momento non ci sono riscontri.
L’ultimo contatto con la macchina a Settala è avvenuto all’1.58 di sabato notte. Poi il nulla, se non le telecamere della farmacia di via Mantova che filmano il giovane mentre scavalca il cancello di casa per arrivare al cortile e uccidersi. In quelle due ore c’è la chiave del giallo. Di certo tra la Muzza (dove sabato è stato trovato il paraurti dell’auto con la targa e alcuni pezzi di carrozzeria) e la casa della nonna a Melzo (l’anziana ha avuto un infarto dopo aver trovato il corpo del nipote e ieri è stata operata) ci sono una decina di chilometri. Distanza che il 31enne avrebbe percorso a piedi, con gli abiti bagnati fino alla vita e le scarpe coperte di fango. Quindi è probabile che l’auto sia finita nel canale tra le 2.15 e le 3, visto che serve almeno un’ora per raggiungere Melzo dalla Muzza. A rendere tutto più incerto il fatto che ancora non si conosce con chiarezza il luogo d’impatto: quindi una stima dei tempi può essere soltanto ipotetica.
Manuel lavorava da 15 giorni, attraverso una cooperativa, come mulettista in una società di Melzo, la Euro slot: «Era stato un amico a trovargli quell’impiego – racconta una collega —. Ogni sera riportando le chiavi del muletto, lo ringraziava. Era contentissimo di quel lavoro». I due fidanzati negli ultimi tempi vivevano come in simbiosi. Anche se i vicini ricordano che la ragazza piangeva spesso e raccontano di litigi negli ultimi giorni. Lui nel 2013 aveva avuto qualche piccolo problema di droga, ma tutto era risolto. Mai c’erano state denunce della ragazza o della sua famiglia.
Oggi le nuove ricerche. Anche se ci sono punti dove l’acqua raggiunge una profondità di sette metri e con una corrente fortissima. Troppa anche per permettere ai sommozzatori di lavorare in sicurezza.