Fermato nel metrò con il fucile nei jeans
Senegalese bloccato all’uscita della M2
Falso allarme ma paura martedì sera all’esterno della stazione Centrale, uno dei luoghi più «sensibili» di Milano e al centro delle polemiche politiche per il forte degrado. I vigilantes dell’Atm hanno bloccato e consegnato alla polizia un senegalese di 30 anni che girava con un fucile nascosto nei pantaloni. Si trattava di un fucile ad aria compressa del quale l’uomo, in regola con il permesso di soggiorno, non ha saputo o voluto spiegare l’esatta provenienza. Il senegalese, notato mentre superava i tornelli del metrò, è stato denunciato per procurato allarme.
È stato un falso allarme, eppure la notizia ha via via assunto nel corso della giornata dimensioni perfino esagerate e ha innescato le solite polemiche politiche. Ma rimane il fatto, a maggior ragione in questi tempi difficili, della «pericolosità» della situazione quantomeno per come si è manifestata inizialmente, alle 21.40 di martedì, e soprattutto per l’oggetto e per il luogo «protagonisti»: un cittadino senegalese 30enne camminava in piazza Duca d’Aosta verso la stazione Centrale con un fucile nascosto nei jeans. Dal centrodestra ai grillini, in tanti hanno chiesto alla giunta di Sala un aumento dei controlli per contrastare «un diffuso senso di insicurezza in parecchi punti di Milano», specie in una zona, ovvero la stessa Centrale, che per dirla con l’assessore regionale alla Sicurezza Riccardo De Corato «diventa sempre più l’enclave della malavita».
Il passaggio ai tornelli Quel migrante africano, con regolarissimo permesso di soggiorno e secondo quanto riferito dagli inquirenti privo di collegamenti con la criminalità organizzata e ambienti «radicali», è stato denunciato dalla polizia per procurato allarme. Il fucile non è una vera arma, nel senso che si tratta di un fucile ad aria compressa. Questo non toglie la paura, che ha generato un’immediata allerta nei vigilantes dell’Atm, i quali hanno visto superare i tornelli del metrò da quell’uomo, hanno notato che trascinava abbondantemente una gamba, hanno seguito il 30enne e hanno avuto conferma passo dopo passo che qualcosa non andava per il verso giusto. Hanno fermato il migrante e hanno chiamato la Questura. Parallelo alla gamba, sotto i pantaloni, c’era appunto quel fucile, che l’uomo ha ripetuto d’aver trovato per strada, dove non si sa, e di aver deciso di tenerlo. Convinto che sarebbe stato un problema «esibirlo» in metrò, ha pensato d’imboscarlo.
Scalo e «succursale» L’immediata allerta dei dipendenti dell’azienda dei trasporti è un’ottima cosa a conferma dell’aumentata sorveglianza e non soltanto da parte delle forze dell’ordine, nei luoghi più sensibili di Milano. Dopo la notte nera dei due clandestini marocchini, il 26 aprile rapinatori di tre persone e assassini di una quarta in via Settembrini, sia l’Ufficio di prevenzione sia il Nucleo radiomobile dedicano enorme attenzione alla macro-area che dalla Centrale va fino alla sua «succursale» di degrado, spaccio e rapine, via Benedetto Marcello. Il lavoro delle forze dell’ordine non è sempre «visibile» nella misura in cui le pattuglie hanno l’incarico, nelle ore centrali della notte, di transitare spesso e di fermarsi per sopralluoghi e verifiche.
Le indagini
I fucili ad aria compressa sono in libera vendita, chiunque dunque può acquistarli, ma non è questo il punto. Il provvedimento adottato nei confronti del cittadino senegalese (una semplice denuncia), proprio per la sua stessa misura non innescherà approfondite verifiche. Qualche interrogativo potrebbe così rimanere in sospeso. Ad esempio, per quanto tempo il 30enne è stato sui vagoni del metrò; se dei passeggeri hanno fatto caso alla presenza del fucile e se ne sono fregati anziché insospettirsi o farsi una domanda; se quell’arma ad aria compressa successivamente afferrata dal senegalese è stata perduta o dimenticata proprio in qualche stazione del metrò; se il 30enne l’ha rubata e nel caso a chi, e quale era il punto finale del «viaggio» del fucile. Sono misteri, va da sé, che anche se risolti non aggiungeranno molto a questa storia, derubricata alla voce, conviene ancora ribadirlo, di falso allarme.
De Corato La zona della stazione Centrale è diventata enclave della malavita