LA «MAGNIFICA CONFUSIONE» CHE RENDE UNICO IL RUGBY
Sono d’accordo con lei, bisogna sperimentare nuove formule evitando zone e luoghi monoculturali.
Diversi anni fa una delle leggende metropolitane più ricorrenti riguardava la raccolta dei tappi di plastica delle bottiglie che, nonostante la raccolta differenziata avviata da Amsa in città, serviva a finanziare l’acquisto di carrozzine per disabili. Orbene, a distanza di anni la raccolta di tappi di plastica e anche recentemente di sughero, più remunerativo, è una realtà consolidata in città e nel resto d’Italia, ma spesso lasciata al- Caro Schiavi,
Leggo sul Corriere a proposito del «rugby che sta superando il calcio», e questo successo del rugby mi fa pensare a mio padre che, negli anni Trenta (ho 93 anni), mi spiegava come il calcio servisse soprattutto a portare quattrini a un gruppo di mediocri sportivi.
Mio padre, giocatore di calcio di discreto livello prima della Grande guerra, aveva decisamente abbandonato il calcio, per diventare un dirigente di rugby (allora era meglio dire palla ovale). Ricordo che per qualche tempo era stato presidente dell’Amatori, la grande squadra di Milano; ricordo che, anche grazie al suo interessamento, era giunto a Milano dalla Francia, da Grenoble, appunto come allenatore, monsieur Julien Saby con sua moglie, che fino alla dichiarazione di guerra nel 1940 erano poi rimasti in Italia per ritornarci anche nel dopoguerra.
Ricordo la loro — di Saby e moglie — grande amicizia con mio padre: Julien Saby è stato di grandissima importanza per il rugby italiano. Negli anni Trenta e Quaranta spesso alla domenica venivo trascinato allo stadio Giuriati, dove una trentina di persone assistevano alla partita. Confesso che una grande delusione per il mio padre deve essere stato il mio completo disinteresse per la palla ovale.
Nell’immediato dopoguerra ho collaborato con mio padre alla traduzione del regolamento inglese, dato che fino ad allora il regolamento italiano era stato tradotto soltanto dal francese, con qualche scostamento dell’originale testo inglese. Mio padre, che non è mai
la disponibilità di qualche cittadino che si attiva nei luoghi di lavoro, in parrocchia, all’associazione sportiva per raccogliere i preziosi tappi, che poi consegna a qualche onlus benefica, la quale li vende a ditte specializzate, e il ricavato viene
utilizzato per scopi di solidarietà, come la ricerca medica, la gestione di canili, i gruppi scout e tante altre attività benefiche.
Io stesso ho iniziato in sordina sul luogo di lavoro, esponendo la locandina della stato giocatore, era diventato il massimo esperto nell’interpretazione del regolamento del gioco ed era spesso interpellato per i casi più difficili. Benché non avesse mai arbitrato sul campo una partita, teneva lezioni agli arbitri e oggi, sulla mia scrivania, ho un fischietto d’argento dorato regalatogli dal Gruppo Arbitri Emiliani. Il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi l’aveva nominato Grande Ufficiale.
Sarebbe per mio padre, che si chiamava Damiano Gola, una grande soddisfazione sapere dell’attuale successo di questa disciplina sportiva, anche se mi domando se non troverebbe deludente che oggi il rugby abbia forzatamente perso il suo carattere eroico.
Caro Gola, è vero: il rugby sta attirando i giovani sulla spinta dei genitori e degli educatori, perché è uno sport completo, che si fonda sulla fatica fisica, sul gioco di squadra e sulla lealtà. Non c’è simulazione, tutti hanno una parte, alla fine ci si stringe la mano. Almeno questi sono gli ideali, quelli che il calcio milionario ha dissipato. Mi piace la definizione di un giovane rugbista («siamo persone che si scontrano con altre in una magnifica confusione»), ma credo che in ogni sport ci sia un valore da tutelare: l’aspetto ludico del gioco. A fine partita, tutti amici. In questo il rugby è unico.
onlus di un grande ospedale a cui li destino. Mi chiedo: perché le grandi aziende, le banche, le società di assicurazioni, gli uffici pubblici non incentivano questa raccolta? Per non favorire nessuno, basterebbe lanciare una manifestazione di interesse e invitare le onlus sul territorio che fanno questo tipo di attività, dividersi i punti di raccolta e aumentare il ricavato, da trasformare in azioni utili alla società e all’ambiente.