Delitti del tallio, nuova perizia psichiatrica per Del Zotto
Via al processo. In aula l’imputato, i genitori e i familiari sopravvissuti. L’accusa: lucido nel colpire
Un po’ appesantito, lo sguardo vagamente perso. Sembrava quasi un corpo estraneo Mattia Del Zotto, rispetto alla battaglia legale a colpi di perizie psichiatriche, decisiva per il suo destino. Ad accertare quali sono le reali condizioni mentali del 27enne brianzolo che ha avvelenato i famigliari mescolando il solfato di tallio con l’acqua minerale, sarà un ulteriore accertamento che il gup di Monza Patrizia Gallucci ha deciso di disporre durante la prima udienza del processo col rito abbreviato che vede il ragazzo reo confesso di tre omicidi consumati, e cinque tentati.
In aula c’era anche lui, ieri, anche se appariva «assente». Ma a palazzo c’erano anche i genitori, e gli zii. Questi ultimi, in particolare la zia, ancora portavano i segni dell’avvelenamento da tallio dello scorso autunno. Un giallo cominciato con la morte della zia di Mattia, Patrizia Del Zotto, 62 anni, proseguito con quelle dei nonni paterni Giovanni Battista Del Zotto e Maria Gioia Pittana, e con il ricovero per intossicazione di altri due zii, dei nonni materni, e della colf di casa.
Una catena di lutti e sofferenze che, secondo quanto spiegato dallo stesso Mattia ai carabinieri di Desio, rappresentava per lui una sorta di missione «purificatrice», dettata da un delirio mistico religioso in preda al quale, tra consultazioni di siti cristiani radicali, aveva chiuso tutti i suoi rapporti col mondo esterno. Eppure era stato lucido nel convincere un’azienda veneta a farsi consegnare il veleno, e a scioglierlo poi nell’acqua, conservata nella dispensa comune della villetta di famiglia in via Fiume, a Nova Milanese.
Secondo i periti nominati dal pm Carlo Cinque, il disoccupato 27enne era parzialmente capace di intendere e volere al momento dell’ideazione del piano, in balia di un disturbo definito «parafrenia», ma perfettamente lucido al momento dell’esecuzione dello stesso. Di avviso diverso la tesi della difesa, secondo cui lo stato di salute mentale di Del Zotto è assolutamente compromesso. In attesa del parere terzo, voluto dal tribunale, ieri era ben visibile la sofferenza di Laura Del Zotto (che tramite l’avvocato Stefania Bramatati si è costituita parte civile), divisa tra l’amore per il nipote, e quanto patito: «Ancora fatico a camminare, ma come faccio a non perdonare? È mio nipote».