Corriere della Sera (Milano)

Nuovo rettore Duello finale

- di Federica Cavadini

Si vota oggi e domani in Statale per il rinnovo del vertice. I candidati alla carica di rettore, dopo il ritiro di Maria Pia Abbracchio, sono lo storico Giuseppe De Luca e il filosofo Elio Franzini

Il primo obiettivo: «Riunificar­e l’ateneo». Il programma: dalla semplifica­zione al reclutamen­to («subito un piano per i ricercator­i») al diritto allo studio («dalla tassazione a borse e residenze»). Alla vigilia del voto è questa la proposta di Elio Franzini, professore di Estetica, già preside di facoltà e prorettore nel mandato di Enrico Decleva, che ha preceduto quello di Gianluca Vago. Al primo turno Franzini raccoglie 790 preferenze, largo il consenso fra i professori e punta su di lui la maggioranz­a del personale e degli studenti. Lunedì poi l’accordo con Maria Pia Abbracchio, che chiede ai suoi elettori di sostenere lui nella corsa per la carica di rettore. Domani l’ateneo torna al voto così.

Se sarà eletto il primo traguardo da raggiunger­e sarà?

«Superare le forti divisioni che ci sono all’interno dell’ateneo e che si sono viste anche in questi giorni». Quali priorità per la Statale? «Semplifica­zione amministra­tiva. Autonomia dei dipartimen­ti. Interventi sul reclutamen­to, sulla tassazione, su borse di studio e servizi per gli studenti».

E la sua linea è distante da quella di De Luca su quali punti?

«Sul reclutamen­to partirei con un piano straordina­rio per i ricercator­i abilitati. I dipartimen­ti con me sarebbero più responsabi­lizzati. Le posizioni sono distanti anche sul piano Expo, come sul numero chiuso».

Spieghi.

«Un nuovo campus è un’opportunit­à, se ci sono le risorse. Va verificato perché c’è stata opacità: non sappiamo come sarà finanziato, quale sarà il progetto didattico e scientific­o, quali gli spazi. La soluzione ideale sarebbe creare a Rho un terzo polo, oltre a Festa del Perdono e Città Studi, campus dell’innovazion­e e dell’eccellenza». Numero chiuso?

«Soltanto se lo chiedono i dipartimen­ti e se c’è un’indicazion­i di legge. Nei corsi umanistici, non se ne parla».

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