Corriere della Sera (Milano)

Pulisce grattaciel­i e fotografa la città Il bulgaro volante star di Instagram

Fotografie su Instagram e migliaia di seguaci in rete Storia del bulgaro volante «Appeso a due corde ho una prospettiv­a unica»

- di Giacomo Valtolina

Non solo pulizia dei vetri. Quelle figure che si vedono scendere dai grattaciel­i del nuovo skyline milanese sono una profession­alità specifica: operai su fune. Svolgono manutenzio­ni di ogni genere e test sui materiali. E, tra un lavoro e l’altro, c’è chi scatta foto. Come Dimitar alias Mitaka Neverdead, 32enne star bulgara di Instagram.

Dimitar Harizanov ha una grossa cicatrice sull’avambracci­o. Gli ricorda la tremenda ferita provocata da un flessibile mentre smontava alcune finestre di legno, 11 anni fa, in Bulgaria. «Nessuna lesione interna, tendini, legamenti, tutto ok, sono stato fortunato». A sei anni, mentre saliva di corsa la scale di casa a Sofia, già aveva rischiato grosso: ciabatta che s’incastra nelle scale, le bottiglie di vetro che gli sfuggono di mano e che cadendo si rompono fino a conficcars­i nel petto: arteria aorta sfiorata e cocci che quasi spuntavano dalla schiena. «Anche lì, è stato un miracolo». Sarà per questo che Dimitar ha aggiunto al soprannome Mitaka la parola Neverdead («mai morto») sul suo profilo Instagram, seguitissi­mo dai milanesi (oltre 2mila). Luogo online da cui dispensa fotografie di una Milano diversa, inquadrata da punti di osservazio­ne impossibil­i per chiunque ma non per lui, uomo ragno metropolit­ano (Spidermand­imilano.com è il sito), sospeso sui grattaciel­i della città.

Dimitar, aspirante fotografo, videomaker, poeta e musicista, in realtà è una profession­alità specifica: «L’operaio su fune» spiega, ben sapendo di essere più simile a un alpinista che a un muratore. E infatti guai a ridurre il suo impegno lassù al solo lavaggio dei vetri: «Facciamo test di controllo, ci occupiamo della manutenzio­ne, setacciamo ogni centimetro delle facciate: i grattaciel­i sono tra loro tutti diversi». E se il tetto inclinato del Diamante è il più difficile su cui muoversi, lo Storto della Hadid, con le sue mille torsioni, è il più complesso da interpreta­re. L’Everest milanese (l’Allianz, il Dritto), proprio come la montagna, è invece il più agevole. Nonostante la quota. «Da lassù ascolto ogni rumore della città, osservo i dettagli nel traffico e nelle case: dalla Torre Unicredit si possono sentire addirittur­a i bisbigli delle persone».

Su ogni post di Instagram scrive: «Attaccato a due corde vedo Milano da una prospettiv­a unica». E questa prospettiv­a gli ha cambiato la vita. Per operare appeso alle due corde, però, serve una certificaz­ione speciale (Irata). E in Italia ce l’hanno in pochi. «Sul lavoro il rischio va sempre azzerato e la sequenza di azioni da compiere in sicurezza è la mia adrenalina». Mitaka lavora per la ditta Rigger : Citylife, Porta Nuova e ovunque si sfidi la gravità. Con lui, due amici di sempre: Tzvetomir Vasilev, 32 anni, e Ilyan Kinov, 49 anni, alpinista bulgaro che nel curriculum ha vette dell’Himalaya «mai scalate da nessun altro». Con loro c’era una sorta di patto. Chi trova il miglior lavoro chiama gli altri. Dimitri era rimasto a Sofia, Tzvetomir era andato a Lipsia e Ilyan li ha riabbracci­ati ambedue quattro anni fa nella Milano che si è scoperta d’un tratto verticale. Insieme, nei weekend vanno sulle Dolomiti o sulle rocce liguri: «Ma sui grattaciel­i abbiamo realizzato il nostro sogno».

 ??  ?? Lavoro verticale Uno degli scatti dell’operaio-alpinista Dimitar Harizanov, 32 anni, dalla torre Unicredit
Lavoro verticale Uno degli scatti dell’operaio-alpinista Dimitar Harizanov, 32 anni, dalla torre Unicredit
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 ??  ?? Sospesi Nei momenti di attesa Dimitar scatta le sue foto
Sospesi Nei momenti di attesa Dimitar scatta le sue foto
 ??  ?? La squadra Dimitar e i colleghi sulle torri di Porta Nuova
La squadra Dimitar e i colleghi sulle torri di Porta Nuova
 ??  ?? Il selfie L’autoscatto scendendo dalla Torre Unicredit
Il selfie L’autoscatto scendendo dalla Torre Unicredit

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