Museo da ampliare
IL COMUNE MECENATE DI SE STESSO
Nell’attuale fase di Milano, decisamente brillante, la cultura gioca un ruolo importante: favorisce l’afflusso di turisti e al tempo stesso contagia i milanesi, che affollano quasi ogni manifestazione con notevole entusiasmo. Il Comune ha contribuito a costituire l’onda soprattutto attraverso la regia dell’assessorato alla Cultura, anche con la fortunata ideazione delle serie settimanali — i cicli city e quelli week — che hanno razionalizzato i calendari delle proposte.
Dal punto di vista economico, invece, il ruolo principale è stato senza dubbio assunto dai privati, che in anni recenti hanno aperto decine di spazi dedicati; tra i tanti le Gallerie d’Italia di Intesa San Paolo, la Fondazione Prada, il rinnovato Franco Parenti, l’Hangar Bicocca di Pirelli, la Fondazione Pasquinelli. Molti altri soggetti privati, come Mondomostre di Skira, Electa o 24 Ore Cultura, hanno allestito le principali mostre e iniziative temporanee, a volte rimettendoci parte degli investimenti. Ora il Comune avrebbe un’opportunità di fare la sua parte, a costo zero, utilizzando un appartamento di sua proprietà di un palazzo di via Jan per allargare l’adiacente collezione Boschi-Di Stefano: occasione d’oro per valorizzare uno dei fiori all’occhiello delle raccolte pubbliche cittadine, frutto, anche questa, della passione di due collezionisti privati, donata al Comune di Milano alla loro scomparsa.
L’estensione sarebbe infatti fondamentale per consentire alla casa museo di crescere, divenendo ciò che i due collezionisti donatori avevano in mente quando l’hanno regalata alla città. Invece che fa il Comune? Come ha raccontato l’assessore al Bilancio Tasca, mette all’asta l’appartamento aggiuntivo. Se poi si fa vivo un mecenate che lo vuole mettere a disposizione del museo, bene; altrimenti, addio allargamento. «Al di là della passione per l’arte, occorre fare cassa», è l’imperativo categorico che traspare. Ora, nessuno discute le ragioni del portafoglio, ma questo Comune refrattario a investire nella cultura, anche quando l’impegno non è un’uscita ma un’entrata in meno, non ci fa proprio bella figura. In una città davvero sensibile alle cose dell’arte, ci si aspetta che il sindaco dica al suo assessore: «D’accordo la cassa, ma i fondi, per una volta, ce li mettiamo noi». Altrimenti tutta l’attenzione alla vita culturale, ribadita con enfasi nelle occasioni pubbliche, rischia di sembrare una frase di prammatica senza troppa convinzione.