UN FUTURO DI CRESCITA GLOBALE
Nella stessa giornata, nella stessa città si è parlato di Olimpiadi 2026 e del crollo di un balcone in uno stabile popolare di periferia. Una sintesi perfetta della doppia velocità di Milano, protesa verso un ruolo ambizioso sullo scenario internazionale e contemporaneamente alle prese con imbarazzanti arretratezze. E non si tratta soltanto di strutture, edifici o luoghi, ma anche di umanità, di cittadini. Perché la distanza tra la metropoli europea e la città dei balconi che cadono si misura anche in redditi e cultura. E in prospettiva è questo il gap più pericoloso, quello che potrebbe rivelarsi fatale per le aspirazioni di Milano. Deve essere accolto come un monito, dunque, il messaggio lanciato dall’annuale rapporto della Fondazione Ambrosianeum, presentato — ironia della sorte — nelle stesse ore in cui si discuteva di candidature olimpiche e di case sbriciolate. Sin dal titolo, «Agenda 2040», suggerisce di alzare lo sguardo verso un orizzonte più lungo di qualsiasi legislatura o doppio mandato. A partire dalla demografia: perché, come spiega il presidente dell’Ambrosianeum, Marco Garzonio, «nonostante i fili spinati incombenti e i porti chiusi, nel futuro rischiamo di non avere più milanesi». E allora conviene, anzi si deve imboccare senza indugi ulteriori un percorso davvero inclusivo, inevitabilmente fondato sulla crescita culturale (ma non solo) dell’intera città e non di una sua parte. Altrimenti il futuro rischia di rimanere un punto nell’orizzonte.