Concerti A Villa Arconati c’è Nash «Ieri il Vietnam, oggi Trump»
Il cantautore apre il Festival di Villa Arconati «Nucleare, guerra, razzismo: schierarsi è giusto»
«Military Madne ss», «Lady of The Island», «Marrakesh Express», «Chicago», «Our House». Canzoni che hanno segnato un’epoca quelle che potremo sentire stasera al Festival di Villa Arconati che si inaugura questa sera con Graham Nash e alcuni dei brani più significativi del suo repertorio, pubblicati sia come solista, sia in duo con David Crosby, sia in gruppo come Crosby, Stills & Nash e nella stessa formazione arricchita dalla presenza di Neil Young. A 76 anni, il songwriter inglese, americano d’adozione, è in tour con la raccolta «Over The Years…», appena uscita. «Ma sto già lavorando al prossimo disco di inediti», annuncia. L’ultimo, «This Path Tonight», risale al 2016. «Mi sono avanzati diversi pezzi e ne ho altri scritti successivamente», continua. «Il materiale non manca!». Nemmeno l’entusiasmo, stando al tono della conversazione. «E dire che sarei potuto finire a lavorare in qualche cotonificio o in miniera», prosegue Nash. «Dove sono cresciuto, nel Lancashire, era quello il destino dei ragazzi della mia generazione».
Invece nel 1962 nacquero The Hollies, la sua prima band. «Avevamo delle buone melodie, ma all’epoca non avevo ancora colto l’importanza delle parole. Fu l’incontro con David (Crosby) e Stephen (Stills) a farmi cambiare prospettiva, eravamo tre voci fuse in una sola. Purtroppo ultimamente ci sono stati dei litigi, una reunion è impossibile». Lui nel ’69 si fidanzò con Joni Mitchell, durò due anni: «Il più grande amore della mia vita», ammette. Poi c’era la politica, dagli anni 60 in avanti una componente importante del percorso artistico di Nash, in prima linea per l’uguaglianza, contro le guerre e l’energia nucleare. Anche contro il capitalismo finanziario, come dimostra la sua performance con Crosby, nel novembre 2011 a New York, davanti all’accampamento del movimento di contestazione Occupy Wall Street. «Credo ancora in quel tipo di battaglie», afferma il songwriter. «C’è chi sostiene che ai tempi di Woodstock fossimo degli illusi, perché volevamo cambiare il mondo. Non è così: batterci contro la guerra in Vietnam o a sostegno degli afroamericani è stato giusto. Com’è giusto, oggi, lottare contro Trump». Il tono della voce si fa più deciso: «Se è a capo degli Stati Uniti è perché con la sua propaganda ha messo le persone una contro l’altra, alimentando il razzismo e la paura nei confronti degli immigrati».
Definisce «terribile», Nash, il destino di quello che da tempo è il suo Paese. È là, nella Grande Mela, che vive con la sua compagna Amy Grantham: nel 2016, per stare con lei, ha divorziato dopo 38 anni di matrimonio. «Non sono impazzito come si può pensare, semplicemente non ero più innamorato di mia moglie». I due condividono la passione per la fotografia. «Stiamo lavorando a un libro di ritratti su di noi. Prima ero infelice, scrivere la mia autobiografia («Wild Tales. La mia vita rock’n’roll», del 2013; ndr) mi ha aperto gli occhi: avevo bisogno di cambiare, se no sarei morto. Non avrei dovuto per l’età? Non mi interessa quel che dice la gente»..