Pressing Islam: «Più moschee» Il Comune frena
Gli imam: sei strutture non bastano e manca una grande cattedrale
Le sei moschee, tra immobili nuovi e regolarizzati, su cui la città potrebbe contare fra qualche anno, dopo l’approvazione del piano per le attrezzature religiose, non sembra accontentare tutte le comunità islamiche: tra chi ne vorrebbe di più e chi sogna ancora la «grande moschea». Intanto il Comune teme un nuovo intervento della Regione per frenare il piano.
Le richieste delle comunità religiose, da una parte: «Servono più spazi per creare nuovi luoghi di culto» e «manca una grande moschea», chiedono le associazioni islamiche; «vanno regolarizzate più sale di preghiera», rilanciano gli evangelici. I timori del Comune, dall’altra: Palazzo Marino «scommette» che la Regione a trazione leghista troverà il modo per far saltare (di nuovo) il percorso che punta a risolvere una questione che va avanti ormai da anni.
Una ventina di confessioni rispondono all’invito a confrontarsi sul nuovo piano per le attrezzature religiose (Par), preteso dal Pirellone con la cosiddetta legge «anti moschee». L’incontro con la vicesindaco Anna Scavuzzo e l’assessore all’Urbanistica, Pierfrancesco Maran, scorre sereno. Ma le visioni sembrano distanti. Il Comune punta su una ventina di nuovi centri di piccole dimensioni. Le comunità di fedeli puntano a un numero più ampio di luoghi di culto, nuovi o da regolarizzare, e le associazioni islamiche in particolare continuano a sognare una «grande moschea». Il Par prevede di aggiungere 18 nuovi luoghi di culto ai 299 esistenti in città. Tre saranno su aree pubbliche da mettere a bando: via Marignano, via Esterle e via Novara. Le ultime due ambite dalle comunità islamiche. Tra i restanti 15, ci sono anche quattro sale di preghiera dei fedeli musulmani che saranno regolarizzati: via Padova/Cascina Gobba, via Maderna, via Gonin e via Quaranta. «Non è sufficiente», è il giudizio di Sharif Mohamed, della comunità di via Quaranta. «Sei strutture sono poche in una città come Milano. Ci vorrebbe uno studio accurato ma credo ne servirebbero almeno una decina per rispondere alle necessità globali della città». C’è poi chi ancora non ha abbandonato l’idea di una moschea-simbolo: «Milano dovrebbe avere una grande struttura — Abdu-r-Rahman, del centro islamico di Segrate —, una moschea cattedrale di respiro internazionale». Difende l’impostazione dell’amministrazione la vicesindaco Scavuzzo: «Abbiamo bisogna di rispondere alle esigenze di comunità piccole», spiega. «L’obiettivo è non avere luoghi clandestini, che sono più pericolosi di quelli alla luce del sole». Intanto Maran detta i tempi: il Par passerà in giunta a settembre, nel corso dell’autunno in consiglio comunale. Poi ci sarà spazio per le osservazioni dei cittadini, prima del secondo giro in aula che dovrebbe quindi rendere
L’assessore Maran Temo che la Regione interverrà indicando norme più restrittive e bloccando le procedure
il piano operativo per la prossima primavera. Sempre che la Regione non decida di rendere ancora più difficoltoso «l’evidente percorso a ostacoli previsto dalla normativa lombarda». «La legge regionale prevede una “distanza adeguata” tra le aree da destinare alle diverse confessioni religiose — spiega — senza averla mai specificata. Noi l’abbiamo quindi stabilita convenzionalmente in cento metri. Scommetto che durante il percorso di approvazione, la Regione interverrà indicando una distanza diversa e azzerando così tutto l’iter».