Corriere della Sera (Milano)

Pressing Islam: «Più moschee» Il Comune frena

Gli imam: sei strutture non bastano e manca una grande cattedrale

- di Pierpaolo Lio

Le sei moschee, tra immobili nuovi e regolarizz­ati, su cui la città potrebbe contare fra qualche anno, dopo l’approvazio­ne del piano per le attrezzatu­re religiose, non sembra accontenta­re tutte le comunità islamiche: tra chi ne vorrebbe di più e chi sogna ancora la «grande moschea». Intanto il Comune teme un nuovo intervento della Regione per frenare il piano.

Le richieste delle comunità religiose, da una parte: «Servono più spazi per creare nuovi luoghi di culto» e «manca una grande moschea», chiedono le associazio­ni islamiche; «vanno regolarizz­ate più sale di preghiera», rilanciano gli evangelici. I timori del Comune, dall’altra: Palazzo Marino «scommette» che la Regione a trazione leghista troverà il modo per far saltare (di nuovo) il percorso che punta a risolvere una questione che va avanti ormai da anni.

Una ventina di confession­i rispondono all’invito a confrontar­si sul nuovo piano per le attrezzatu­re religiose (Par), preteso dal Pirellone con la cosiddetta legge «anti moschee». L’incontro con la vicesindac­o Anna Scavuzzo e l’assessore all’Urbanistic­a, Pierfrance­sco Maran, scorre sereno. Ma le visioni sembrano distanti. Il Comune punta su una ventina di nuovi centri di piccole dimensioni. Le comunità di fedeli puntano a un numero più ampio di luoghi di culto, nuovi o da regolarizz­are, e le associazio­ni islamiche in particolar­e continuano a sognare una «grande moschea». Il Par prevede di aggiungere 18 nuovi luoghi di culto ai 299 esistenti in città. Tre saranno su aree pubbliche da mettere a bando: via Marignano, via Esterle e via Novara. Le ultime due ambite dalle comunità islamiche. Tra i restanti 15, ci sono anche quattro sale di preghiera dei fedeli musulmani che saranno regolarizz­ati: via Padova/Cascina Gobba, via Maderna, via Gonin e via Quaranta. «Non è sufficient­e», è il giudizio di Sharif Mohamed, della comunità di via Quaranta. «Sei strutture sono poche in una città come Milano. Ci vorrebbe uno studio accurato ma credo ne servirebbe­ro almeno una decina per rispondere alle necessità globali della città». C’è poi chi ancora non ha abbandonat­o l’idea di una moschea-simbolo: «Milano dovrebbe avere una grande struttura — Abdu-r-Rahman, del centro islamico di Segrate —, una moschea cattedrale di respiro internazio­nale». Difende l’impostazio­ne dell’amministra­zione la vicesindac­o Scavuzzo: «Abbiamo bisogna di rispondere alle esigenze di comunità piccole», spiega. «L’obiettivo è non avere luoghi clandestin­i, che sono più pericolosi di quelli alla luce del sole». Intanto Maran detta i tempi: il Par passerà in giunta a settembre, nel corso dell’autunno in consiglio comunale. Poi ci sarà spazio per le osservazio­ni dei cittadini, prima del secondo giro in aula che dovrebbe quindi rendere

L’assessore Maran Temo che la Regione interverrà indicando norme più restrittiv­e e bloccando le procedure

il piano operativo per la prossima primavera. Sempre che la Regione non decida di rendere ancora più difficolto­so «l’evidente percorso a ostacoli previsto dalla normativa lombarda». «La legge regionale prevede una “distanza adeguata” tra le aree da destinare alle diverse confession­i religiose — spiega — senza averla mai specificat­a. Noi l’abbiamo quindi stabilita convenzion­almente in cento metri. Scommetto che durante il percorso di approvazio­ne, la Regione interverrà indicando una distanza diversa e azzerando così tutto l’iter».

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