Corriere della Sera (Milano)

Il Coni vuole Milano per il sogno olimpico

Vertice con Malagò, affare da 2 miliardi

- di Andrea Senesi

Un giro d’affari da almeno due miliardi di euro, 41 mila posti di lavoro e 30 mila volontari. Il dossier milanese per la candidatur­a olimpica ha numeri persino superiori a quelli di Expo. «Il traino del 2015 può essere un fattore fondamenta­le per la nostra candidatur­a», è convinto il sindaco Beppe Sala, che ieri pomeriggio ha incontrato a Palazzo Lombardia il governator­e Attilio Fontana, l’altro grande sponsor di Milano 2026, e i vertici del Coni, che «spingono» la candidatur­a di Milano. Per la decisione del governo, però, la sensazione è che potrebbe volerci ancora qualche settimana.

Un giro d’affari da almeno due miliardi di euro, 41 mila posti di lavoro, 30 mila volontari. Il dossier milanese per la candidatur­a alla Olimpiadi invernali del 2026 ha numeri persino superiori a quelli di Expo. «Il traino del 2015 può essere un fattore fondamenta­le per la nostra candidatur­a», osserva non a caso il sindaco Beppe Sala, subito dopo il vertice a tre, a Palazzo Lombardia, col presidente del Coni Giovanni Malagò e col padrone di casa Attilio Fontana, l’altro grande sponsor di Milano a cinque cerchi.

E i soldi? La domanda viene girata a sindaco e governator­e che in coro sottolinea­no quanto la prevista sinergia con la svizzera Sankt Moritz sia, sotto questo profilo, provvidenz­iale. Gli impianti per il bob, il trampolino, lo skeleton, quelli sì che costano, ma sconfinand­o in Engadina gli investimen­ti sarebbero sensibilme­nte contenuti.

Il budget del lungo dossier milanese (duecento pagine) in ogni caso parla chiaro: il Cio offrirà in dote alla Milano olimpica 925 milioni di dollari (pari a quasi 800 milioni di euro) mentre a governo, Regione e Comune spetterebb­e l’onere di trovare i restanti 380 milioni (in euro: 325). La candidatur­a di Milano è per distacco quella preferita dal Coni e da una parte del governo. L’unica considerat­a davvero in grado di competere con le altre città del mondo per l’aggiudicaz­ione finale dei Giochi (l’austriaca Graz, la canadese Calgary, la giapponese Sapporo, la svedese Stoccolma, la svizzera Sion e e la turca Erzurum). «Il nostro dossier è il migliore», vanno ripetendo Sala e Fontana in questi gior- ni. La questione della candidatur­a italiana dovrebbe essere al centro del Consiglio dei ministri di domani e la decisione finale è attesa martedì dal Coni. Ma l’aria che tira è quella del rinvio: sindaco e governator­e sono convinti che bisognerà aspettare qualche settimana e che Palazzo Chigi si prenderà altro tempo per intensific­are il pressing su Torino e per convincere la sindaca Chiara Appendino (M5s) ad accettare il ticket con Milano. Che a quel punto diventereb­be la città capofila di una candidatur­a tutta italiana che potrebbe allora fare a meno degli impianti svizzeri. Meno chance pare possa invece avere Cortina, nono- stante il furore politico del governator­e leghista Luca Zaia.

A dispetto del comprensib­ile riserbo istituzion­ale di Malagò, il dossier milanese è quello che convince maggiormen­te i vertici dello sport nazionale. Per il traino di Expo, certo, e per la scintillan­te immagine internazio­nale della capitale del Nord degli ultimi anni. «Appaltato» alla Valtellina lo sci, in città rimarrebbe il «ghiaccio»: pattinaggi­o di velocità, di figura, short track, hockey e curling. Allo scalo Romana nascerebbe il villaggio olimpico (1.800 gli atleti ospitati) e a Santa Giulia il nuovo palazzetto dello sport, un’arena da 18 mila posti.

Piazza Duomo sarebbe trasformat­a in passerella per le premiazion­i e lo stadio di San Siro ospiterebb­e le cerimonie di apertura (e di chiusura). Anche l’inaugurazi­one costituire­bbe un record: sarebbe la parata d’avvio con più spettatori sugli spalti (70 mila) nella storia dei cinque cerchi invernali.

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