Il Coni vuole Milano per il sogno olimpico
Vertice con Malagò, affare da 2 miliardi
Un giro d’affari da almeno due miliardi di euro, 41 mila posti di lavoro e 30 mila volontari. Il dossier milanese per la candidatura olimpica ha numeri persino superiori a quelli di Expo. «Il traino del 2015 può essere un fattore fondamentale per la nostra candidatura», è convinto il sindaco Beppe Sala, che ieri pomeriggio ha incontrato a Palazzo Lombardia il governatore Attilio Fontana, l’altro grande sponsor di Milano 2026, e i vertici del Coni, che «spingono» la candidatura di Milano. Per la decisione del governo, però, la sensazione è che potrebbe volerci ancora qualche settimana.
Un giro d’affari da almeno due miliardi di euro, 41 mila posti di lavoro, 30 mila volontari. Il dossier milanese per la candidatura alla Olimpiadi invernali del 2026 ha numeri persino superiori a quelli di Expo. «Il traino del 2015 può essere un fattore fondamentale per la nostra candidatura», osserva non a caso il sindaco Beppe Sala, subito dopo il vertice a tre, a Palazzo Lombardia, col presidente del Coni Giovanni Malagò e col padrone di casa Attilio Fontana, l’altro grande sponsor di Milano a cinque cerchi.
E i soldi? La domanda viene girata a sindaco e governatore che in coro sottolineano quanto la prevista sinergia con la svizzera Sankt Moritz sia, sotto questo profilo, provvidenziale. Gli impianti per il bob, il trampolino, lo skeleton, quelli sì che costano, ma sconfinando in Engadina gli investimenti sarebbero sensibilmente contenuti.
Il budget del lungo dossier milanese (duecento pagine) in ogni caso parla chiaro: il Cio offrirà in dote alla Milano olimpica 925 milioni di dollari (pari a quasi 800 milioni di euro) mentre a governo, Regione e Comune spetterebbe l’onere di trovare i restanti 380 milioni (in euro: 325). La candidatura di Milano è per distacco quella preferita dal Coni e da una parte del governo. L’unica considerata davvero in grado di competere con le altre città del mondo per l’aggiudicazione finale dei Giochi (l’austriaca Graz, la canadese Calgary, la giapponese Sapporo, la svedese Stoccolma, la svizzera Sion e e la turca Erzurum). «Il nostro dossier è il migliore», vanno ripetendo Sala e Fontana in questi gior- ni. La questione della candidatura italiana dovrebbe essere al centro del Consiglio dei ministri di domani e la decisione finale è attesa martedì dal Coni. Ma l’aria che tira è quella del rinvio: sindaco e governatore sono convinti che bisognerà aspettare qualche settimana e che Palazzo Chigi si prenderà altro tempo per intensificare il pressing su Torino e per convincere la sindaca Chiara Appendino (M5s) ad accettare il ticket con Milano. Che a quel punto diventerebbe la città capofila di una candidatura tutta italiana che potrebbe allora fare a meno degli impianti svizzeri. Meno chance pare possa invece avere Cortina, nono- stante il furore politico del governatore leghista Luca Zaia.
A dispetto del comprensibile riserbo istituzionale di Malagò, il dossier milanese è quello che convince maggiormente i vertici dello sport nazionale. Per il traino di Expo, certo, e per la scintillante immagine internazionale della capitale del Nord degli ultimi anni. «Appaltato» alla Valtellina lo sci, in città rimarrebbe il «ghiaccio»: pattinaggio di velocità, di figura, short track, hockey e curling. Allo scalo Romana nascerebbe il villaggio olimpico (1.800 gli atleti ospitati) e a Santa Giulia il nuovo palazzetto dello sport, un’arena da 18 mila posti.
Piazza Duomo sarebbe trasformata in passerella per le premiazioni e lo stadio di San Siro ospiterebbe le cerimonie di apertura (e di chiusura). Anche l’inaugurazione costituirebbe un record: sarebbe la parata d’avvio con più spettatori sugli spalti (70 mila) nella storia dei cinque cerchi invernali.