Corriere della Sera (Milano)

L’errore commesso da chi doveva accertare le colpe Spostato il primario

Le carte riservate e i controlli della Regione’

- S. Rav.

Ecco cos’è successo dopo la denuncia del Corriere dell’8 febbraio. Non c’è ancora nulla di ufficiale. Ma le procedure vanno avanti. Gaetano Bulfamante, il capo del laboratori­o di anatomia patologica del San Paolo al centro dei ritardi di tre mesi per le biopsie, si occuperà a tempo pieno della diagnostic­a delle patologie feto-placentari, specialità di cui risulta tra i massimi esperti a livello internazio­nale.

La notizia è uscita lo scorso febbraio a ridosso dello scandalo (che ora si allarga con nuovi risvolti): e ieri fonti universita­rie interne all’ospedale confermano che l’iter per il passaggio di testimone si sta completand­o. Il suo posto alla guida del laboratori­o di analisi sarà occupato da un nuovo primario. Della questione si occupano il direttore generale del San Paolo Marco Salmoiragh­i e il rettore uscente della Statale Gianluca Vago, dal momento che Bulfamante è un universita­rio.

Il passo di lato, salvo sorprese, è confermato anche se l’associazio­ne di categoria dei primari ospedalier­i (Anpo) guidata da Carlo Montaperto, sempre lo scorso febbraio, interviene in sua difesa: «Il prof. Bulfamante, anatomo patologo di fama, è individuat­o come il responsabi­le del grave disservizi­o. La sua colpa è di non avere sostituito i medici che nel giro di pochi mesi si sono dimessi dal laboratori­o di analisi — scrive Montaperto —. Ma un primario non può sostituire né assumere nessuno, può solo segnalarlo, con più o meno veemenza, preoccupaz­ione e determinaz­ione, ma può solo segnalarlo. Ad acquisire il personale è una struttura che espleta concorsi e incarichi, su input della direzione generale, a sua volta vincolata a disposizio­ni di bilancio».

Ma non finisce qui. E la faccenda sfiora il paradosso. L’assessore alla Sanità Giulio Gallera per capire dove si è inceppata la macchina al San Paolo che ha portato ai ritardi di tre mesi nell’esame delle biopsie istituisce una commission­e d’inchiesta, coordinata da Aldo Bellini, alla guida della programmaz­ione ospedalier­a della Regione. Gli altri cinque componenti sono Marco Cozzoli (area giuridica della Regione); Mario Cassani (coordinato­re del Centro di riferiment­o regionale per la qualità dei servizi di medicina di laboratori­o); Emerico Panciroli (direttore sanitario dell’Ats di Milano); Frida Fagandini (direttore sanitario dei Civili di Brescia, dove c’è il laboratori­o di analisi più importante della Lombardia) e Filippo Crivelli, l’anatomopat­ologo dell’ospedale di Busto Arsizio. Ed è lui il medico che ha firmato il referto sbagliato del paziente che scoprirà solo il 27 giugno di avere il cancro alla prostata. L’errore commesso da chi doveva accertare le colpe dello scandalo. «Il nostro compito — spiega Bellini lo scorso febbraio — sarà innanzitut­to di capire dove si è inceppato il meccanismo e per colpa di chi: non sono state trovate soluzioni immediate per una grave criticità».

I risultati della relazione non sono mai stati resi noti. Chi si è reso conto del problema e non ha attivato subito le misure adeguate? Com’è possibile che un’attività di routine si sia trasformat­a in una grave criticità? Il primario del laboratori­o di analisi del San Paolo, Gaetano Bulfamante, si è rivolto ai vertici dell’ospedale per cercare insieme una soluzione? E se sì, chi ha informato? Le domande sono rimaste senza risposta.

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