Folk-pop dall’Islanda I suoni di Emiliana Torrini
I suoi brani riarrangiati per il live in Triennale
Il bello di Emiliana Torrini è che non sai mai cosa aspettarti da lei. Dopo il debutto nel 1999 con il dream-pop di «Love in the time of science» l’album che la fa conoscere al pubblico internazionale, sparisce dalle scene e torna dopo sei anni con «Fishermann’s woman», un disco di puro folk acustico intimista. Nel frattempo canta in tour con i Thievery Corporation, scrive canzoni per Kylie Minogue e si siede in giuria alla Mostra del Cinema di Venezia. Archiviato «Tookah», l’album nato nel 2013 in coincidenza con il suo primo figlio, inizia a sperimentare nuovi incontri sonori, dopo aver suonato con una gipsy band a Cordoba, una formazione jazz a Berlino, un’orchestra sinfonica islandese di 60 elementi a Reykjavík. E alla fine si imbatte in due suoi fan belgi, Aariche Jespers e Kobe Proesmans, fondatori della variopinta The Colorist Orchestra, che le propongono di ascoltare delle lovulcani, ro personali reinterpretazioni di alcuni suoi brani. Nasce così un disco che sarà presentato stasera dal vivo alla Triennale per il Tri.p Festival. «Uscire ogni tanto dalla mia comfort zone mi carica», dice la Torrini, «il contatto con The Colorist è iniziato con una mail in cui mi chiedevano se ero interessata a creare nuove versioni delle mie canzoni con i loro strumenti artigianali e la loro orchestra. Poi ci siamo sentiti e ho lasciato loro totale libertà perché volevo che il suono fosse esattamente quello che avevano in mente».
Islandese, figlia di un ristoratore partenopeo (ecco il perché del cognome italiano) e di una signora di Reykjavik, Emiliana Torrini nella sua musica fonde con gusto nordico il minimalismo d’avanguardia, il caldo folk intimista e le atmosfere da sogno. D’altronde è uno dei talenti più «esportati» dall’Islanda 300mila abitanti tra fiordi, geyser - una delle più fertili scene musicali del pianeta, che ha sfornato nomi di culto come Björk, Sigur Rós, e Múm. Tutti artisti per cui madre natura gioca un ruolo fondamentale. «Se cresci in Islanda è inevitabile», prosegue la Torrini, «penso che abbia qualcosa a che fare con il paesaggio dell’inconscio. Quando scrissi «Fisherman’s woman» l’acqua era dominante nella mia vita, non avrei mai potuto vivere lontano dal mare o dai fiumi del mio Paese. Quando ho scritto «Tookah» erano tutte montagne senza fine. Ora sono alberi, e vorrei vivere in una foresta, dove il suono è pacifico come in nessun altro posto». Una principessa degli elfi che ha usato la sua voce in «Gollum’s song» nella colonna sonora de «Il signore degli anelli. Le due torri». Con un ricordo personale: «Da adolescente era il mio libro preferito», aggiunge, «e quando ho visto il primo film avrei voluto poterne far parte in qualche modo anche se fossi stata solo un albero sullo sfondo». Le sue origini italiane, invece, hanno influenzato la sua infanzia: «Avevo quattro anni e cantavo brani di Umberto Tozzi. E’ stato divertente scoprire, anni dopo, che quelle canzoni sono state tradotte diventando uno dei dischi natalizi islandesi più famosi di sempre».