La «Passione» secondo Giovanni Testori
Laura Marinoni in scena al Sacro Monte di Varese con la storia d’amore tra Suor Felicita e una novizia
«Le opere di Giovanni Testori sono un corpo a corpo con il Divino, darle voce sulla Terrazza del Mosé è una prova molto coraggiosa che rispecchia lo spirito dissacrante del grande autore». Laura Marinoni stasera è protagonista di «Passio, Crocifissione», uno degli appuntamenti più attesi del Festival «Tra Sacro e Sacro Monte» diretto da Andrea Chiodi; al fianco dell’attrice quattro giovani interpreti della compagnia Proxima Rex, il premio Ubu Tindaro Granata, Caterina Carpio, Mariangela Granelli e Francesca Porrini.
Una serata dove la straordinaria lingua-carne di Testori diventa lo strumento per riflettere sul rapporto con la religione, la ricerca di Dio e i propri umanissimi istinti. A Laura Marinoni il compito di dar voce allo scabroso «Passio», la grande storia d’amore tra Suor Felicita e una giovane novizia, pagine intense che si alternano alla lettura dei quattro attori in scena con «Crocifissione» (lo stesso titolo del prezioso quadro dell’autore qui in scena), una coraggiosa riflessione sulla Salal vezza che pare possa arrivare solo dopo aver attraversato tutto il dolore possibile.
Parole e scelte ardite insomma che in quel luogo sacro arrivano ancora più potenti, un pugno nello stomaco. «Qui la spasmodica ricerca di Dio da parte di Testori è limite della bestemmia, ma la durezza è sempre accompagnate da una poeticità davvero commovente», afferma Laura Marinoni, il prossimo anno nei panni della Monaca di Monza per «I promessi sposi alla prova», dello stesso autore con la regia di Andrée Ruth Shammah. «Mi stanno appassionando sempre più le figure controverse ed estreme per la loro tensione verso l’alto e il basso, con gli abissi si toccano le altezze». La conversazione con la protagonista, autrice anche di un testo su Santa Rita, si sposta sul con- troverso rapporto donne-sacro. «Nel corso della mia carriera mi sono sempre confrontata con figure femminili fuori dagli schemi, ribelli o borderline, non accettate dalla comune morale — in cantiere anche «L’arte della gioia» di Goliarda Sapienza. Sento una grande affinità con questa natura, dar voce a ciò che non è facile accettare è una scelta che ho pagato anche nella mia vita personale, ma non tornerei indietro, mi sento una donna profondamente libera. La protagonista di “Passio”, suor Felicita, è riuscita a mettere l’accento sulla “a” del suo nome, trovando cioè la sua felicità, proprio perché si è concessa di essere se stessa: è una monaca, ma è prima ancora una femmina che rivendica il diritto di amare e vivere la propria diversità. Ogni giorno dovremmo leggere Testori in pubblico ad alta voce, soprattutto oggi, tempi in cui si vuole eliminare tutto ciò che non rientra nei canoni e dà fastidio».