Corriere della Sera (Milano)

Via alla mostra di Bonalumi: dedica al collaborat­ore morto

Una antologica racconta in 120 opere il percorso creativo del maestro dell’astrattism­o

- di Francesca Bonazzoli

Con 120 opere, apre oggi al pubblico l’antologica sull’arte di Bonalumi, maestro dell’astrattism­o. La mostra, nelle sale di Palazzo Reale, è dedicata a Luca Lovati, amico e collaborat­ore di Bonalumi, scomparso il 9 luglio mentre la stava allestendo.

Con un ricordo di Luca Lovati, lo storico collaborat­ore e amico fraterno di Agostino Bonalumi, morto lunedì scorso mentre allestiva la mostra che ora gli è stata dedicata, si è aperta ieri in sordina l’antologica di 120 opere con cui Palazzo Reale voleva rendere un grande omaggio, di ben undici sale, a un protagonis­ta dell’arte milanese e internazio­nale. Secondo gli ultimi accertamen­ti, di cui ha dato conto l’assessore alla cultura Filippo Del Corno, Lovati è deceduto per un grave malore, forse un infarto, che l’ha colpito proprio mentre si trovava in cima a una scala, a circa cinque metri di altezza, causando la caduta. Dunque «una tragica fatalità», come l’ha chiamata, e tuttavia un presidio di sindacalis­ti dei lavoratori edili che manifestav­ano in piazza Duomo per la sicurezza è salito a Palazzo Reale per distribuir­e volantini e informare sulle morti nella filiera delle costruzion­i, quasi tutte dovute a cadute dall’alto.

L’intera mostra è ordinata con rigore cronologic­o, ma si apre con una sala che raccoglie tre opere scelte con il criterio della spettacola­rità: «Blu abitabile», due pareti blu costruite con moduli potenzialm­ente accostabil­i all’infinito, esposte a Foligno nel 1967 nella mostra «Lo spazio dell’immagine» in cui l’idea della pittura-ambiente appariva molto precoce anche rispetto a certe esperienze americane. La seconda opera è «Struttura modulare bianca» presentata alla Biennale di Venezia del 1970; la terza è una parete esposta nel 2003 a Darmstadt, in Germania. Già con questo incipit si capisce immediatam­ente come Bonalumi fosse figlio di quella Milano in cui Lucio Fontana inventava lo Spazialism­o, i Concetti e gli Ambienti spaziali.

«A metà degli anni Cinquanta l’idea dello spazio stava cambiando in tutto il mondo: si ampliava e diventava cosmico», spiega il curatore Marco Meneguzzo. «Quando Bonalumi stava cercando la sua strada nella modernità, con lui c’era tutta una città che faceva lo stesso tanto che mai come riferendos­i a quel periodo si può parlare di Milano come di una persona sola. La città si scrollava di dosso i disastri di una cultura autarchica che non era mai stata la sua e aveva rischiato di cancellarn­e l’anima». E però occorreva che ciascuno trovasse la propria personale strada, come fecero anche i due amici sodali: Enrico Castellani e Piero Manzoni con cui Agostino Bonalumi si incontrava alla trattoria di Pino Pomé — il ristorator­e che accettava opere in cambio di pasti — ed espose nel 1958 alla galleria Pater. Ma con i quali anche litigò alla vigilia dell’uscita del primo numero della rivista «Azimuth».

Nelle stanze dell’esposizion­e si respira forte anche la Milano del design che in Bonalumi si percepisce nell’invenzione della forma estrofless­a; nell’uso di spolette, tubi, canne che sostengono gli oggetti della tela; nel «tondo imbottito» che diventa l’icona del suo lavoro; nell’impiego, dal 1967, di un materiale nuovo come il «ciré», tessuto industrial­e sintetico; e perfino in certe estrofless­ioni morbide e decorative, come le sedute imbottite delle auto americane, tanto che già dal 1965, per definire le opere di Bonalumi, Gillo Dorfles parlerà di «pittura oggetto».

Con questa mostra e quelle attigue dedicate a Pino Pinelli e Alik Cavaliere Palazzo Reale prova dunque a raccontare un pezzo di storia dell’arte, ma anche di Milano.

L’amico fraterno

La mostra è dedicata a Luca Lovati, suo storico collaborat­ore, morto mentre la allestiva

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(foto Corner) Qui sopra, una visitatric­e in una delle 11 sale di Palazzo Reale dedicate al percorso creativo di Agostino BonalumiPi­ttura-oggetto
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 ?? (foto Corner/LaPresse) ?? Sopra l’opera «Struttura modulare bianca». In alto «Blu abitabile» esposta nel 1967Spetta­colari
(foto Corner/LaPresse) Sopra l’opera «Struttura modulare bianca». In alto «Blu abitabile» esposta nel 1967Spetta­colari

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