Una locomotiva laboratorio della coesione
Milano è la città più Europea del Paese, cresce stabilmente e più dell’Italia, ha meno disoccupati, ha i primati dell’export, degli investimenti e delle start up.
È il laboratorio per eccellenza dell’innovazione. Ma invecchia rapidamente e aumentano le disuguaglianze, i poveri, i precari. Criticità che condivide con molte metropoli globali.
Grazie tuttavia alle risorse disponibili e alla vocazione inclusiva potrebbe diventare laboratorio anche di innovazione sociale e sostenibilità. È il cuore della 28esima edizione del rapporto annuale «Milano produttiva», realizzato dalla Camera di commercio che da quest’anno include anche Monza, Brianza e Lodi (l’accorpamento è del settembre 2017). L’analisi, dice il segretario generale Elena Vasco, «sottolinea la ripresa economica di un territorio caratterizzato da un tessuto imprenditoriale in crescita rispetto alla media nazionale». E in effetti nel 2017 il Pil è aumentato dell’1,8% rispetto all’1,5% nazionale; l’export è da primato (41 miliardi, il 9,2% di quello italiano); l’occupazione aumenta del 2% trainata dalle donne (più 2,6%, e più 4,4% per le immigrate); il tasso di occupazione sale al 69,5%, dieci punti in più rispetto a quello italiano; le persone in cerca di lavoro diminuiscono del 12% e la disoccupazione cala al 6,5% contro l’11,2% nazionale; quella giovanile è al 16,8% (era al 22% due anni prima), dieci punti in meno rispetto al Paese; il reddito cresce del 2,3% a 34.400 euro pro-capite; le imprese partecipate da gruppi esteri sono nell’area della Camera di commercio quasi 5 mila e occupano 483 mila persone; le start up innovative (al 50% software e informatica) nell’area trainata da Milano rappresentano il 17% di quelle nazionali con una crescita di sei volte dal 2013. Milano capitale hi tech vive però diseguaglianze crescenti. Rispetto al 2009 è aumentato di 3 punti al 35% il reddito concentrato nelle mani del 9% di popolazione mentre per i due scaglioni più bassi di reddito il valore è sceso dal 36 al 31% del totale, la forbice si è così allargata del 4%; è sempre più netta la divaricazione fra lavoratori altamente e poco qualificati; gli occupati a termine sono cresciuti dal 2010 del 46%; le aree di povertà si ampliano e i contributi di sostegno nel 2016 hanno raggiunto 20 mila famiglie; è povero un minore su 10; è anziano un cittadino su 8 e uno su 3 di loro vive da solo, con possibili squilibri in termini di non-autosufficienza. Le diseguaglianze pesano su chi le vive e rappresentano un limite alla crescita. Per Milano diventare laboratorio anche di coesione e redistribuzione potrebbe creare le condizioni per uno sviluppo più sostenibile.