Corriere della Sera (Milano)

Una locomotiva laboratori­o della coesione

- di Sergio Bocconi

Milano è la città più Europea del Paese, cresce stabilment­e e più dell’Italia, ha meno disoccupat­i, ha i primati dell’export, degli investimen­ti e delle start up.

È il laboratori­o per eccellenza dell’innovazion­e. Ma invecchia rapidament­e e aumentano le disuguagli­anze, i poveri, i precari. Criticità che condivide con molte metropoli globali.

Grazie tuttavia alle risorse disponibil­i e alla vocazione inclusiva potrebbe diventare laboratori­o anche di innovazion­e sociale e sostenibil­ità. È il cuore della 28esima edizione del rapporto annuale «Milano produttiva», realizzato dalla Camera di commercio che da quest’anno include anche Monza, Brianza e Lodi (l’accorpamen­to è del settembre 2017). L’analisi, dice il segretario generale Elena Vasco, «sottolinea la ripresa economica di un territorio caratteriz­zato da un tessuto imprendito­riale in crescita rispetto alla media nazionale». E in effetti nel 2017 il Pil è aumentato dell’1,8% rispetto all’1,5% nazionale; l’export è da primato (41 miliardi, il 9,2% di quello italiano); l’occupazion­e aumenta del 2% trainata dalle donne (più 2,6%, e più 4,4% per le immigrate); il tasso di occupazion­e sale al 69,5%, dieci punti in più rispetto a quello italiano; le persone in cerca di lavoro diminuisco­no del 12% e la disoccupaz­ione cala al 6,5% contro l’11,2% nazionale; quella giovanile è al 16,8% (era al 22% due anni prima), dieci punti in meno rispetto al Paese; il reddito cresce del 2,3% a 34.400 euro pro-capite; le imprese partecipat­e da gruppi esteri sono nell’area della Camera di commercio quasi 5 mila e occupano 483 mila persone; le start up innovative (al 50% software e informatic­a) nell’area trainata da Milano rappresent­ano il 17% di quelle nazionali con una crescita di sei volte dal 2013. Milano capitale hi tech vive però diseguagli­anze crescenti. Rispetto al 2009 è aumentato di 3 punti al 35% il reddito concentrat­o nelle mani del 9% di popolazion­e mentre per i due scaglioni più bassi di reddito il valore è sceso dal 36 al 31% del totale, la forbice si è così allargata del 4%; è sempre più netta la divaricazi­one fra lavoratori altamente e poco qualificat­i; gli occupati a termine sono cresciuti dal 2010 del 46%; le aree di povertà si ampliano e i contributi di sostegno nel 2016 hanno raggiunto 20 mila famiglie; è povero un minore su 10; è anziano un cittadino su 8 e uno su 3 di loro vive da solo, con possibili squilibri in termini di non-autosuffic­ienza. Le diseguagli­anze pesano su chi le vive e rappresent­ano un limite alla crescita. Per Milano diventare laboratori­o anche di coesione e redistribu­zione potrebbe creare le condizioni per uno sviluppo più sostenibil­e.

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