Frode sui ticket Atm licenzia dieci dipendenti
Vendita parallela di biglietti in metrò, gli impiegati denunciati per truffa
Sono stati licenziati i dieci dipendenti di Atm che a gennaio scorso erano stati scoperti dopo aver messo in piedi un giro abusivo di stampa di biglietti, che poi vendevano in nero agli Atm Point dove lavoravano. I dipendenti erano stati sospesi e denunciati. In seguito è scattato il licenziamento, come ha spiegato in commissione a Palazzo Marino il direttore generale di Atm, Arrigo Giana, che ha aggiornato i consiglieri sulla vicenda, ora in mano all’autorità giudiziaria. L’ammanco per la società che gestisce i trasporti milanesi è risultato di 70 mila euro: al momento Atm ne ha recuperati 50 mila e altri 15 mila stanno rientrando a rate. Una parte dei dipendenti infedeli ha ammesso la propria responsabilità e si è offerta di restituire la somma anche nel tentativo di alleviare le pendenze penali.
La frode funzionava così: circa l’1,1 per cento dei biglietti Atm, dunque una quota piuttosto bassa, viene venduta nei sei Atm Point (alle fermate Duomo, Cadorna, Centrale, Loreto, Garibaldi e Romolo). La procedura aziendale prevede che gli addetti allo sportello stampino i biglietti «in diretta», nel momento in cui il cliente li chiede. In questo modo, ogni singolo biglietto viene emesso e (automaticamente) contabilizzato, già nel momento in cui esce dalla stampante. A fine turno, l’addetto compila il rendiconto di ciò che ha venduto e l’intero sistema si chiude. Ma cosa succede se la stampante si inceppa o ha un piccolo guasto? In caso di malfunzionamento, la stampante emette uno o più biglietti, che di solito vengono però poi considerati «scarti», perché magari in quel momento la stampante ha perso il collegamento con la rete centrale e non li ha contabilizzati correttamente.
I «furbastri del ticket» avrebbero fondato la loro truffa proprio su questo passaggio. I dieci impiegati avrebbero con regolarità provocato dei piccoli inceppamenti alle stampanti, creando così una provvista di biglietti autentici, ma non registrati dal sistema centrale che hanno poi rivenduto in proprio e in nero: i clienti compravano i tagliandi in Atm Point e il pagamento, invece che finire in cassa, entrava direttamente nelle tasche degli impiegati, in un canale di vendita personale e parallelo. Atm, dopo essersi accolta dell’anomalia ha condotto un’indagine interna che ha portato a individuare le persone coinvolte della truffa e ha denunciato tutto alla magistratura. Le indagini condotte dai carabinieri sono agli sgoccioli, nel frattempo Atm ha preso dei provvedimenti per evitare il ripetersi di episodi del genere: tutti i biglietti stampati vengono contabilizzati, anche quelli difettosi, quindi non è possibile che circolino titoli d’ingresso in nero. Inoltre la società sta «rivedendo tutte le procedure di gestione del contante e una società terza, individuata tramite gara pubblica — ha detto Giana — sta rivedendo tutte le procedure organizzative in azienda, per capire se sono efficaci o vanno riorganizzate».
Nell’audizione in commissione sono venuti allo scoperto altri due episodi che riguardano le rivendite di Gorla e di Romolo, gestite da privati. Situazione
La revisione L’azienda ora ridefinirà le procedure di gestione del contante e la filiera organizzativa
completamente differente. Atm si è accorta che c’era un divario tra le cifre contabilizzate e quindi registrate e quelle versate nelle casse dell’azienda. In un primo momento, si è pensato a una dimenticanza da parte dei gestori, tanto che si è provveduto a una rateizzazione per il rientro del debito. Ma sono stati gli stessi gestori a dire che gli ammanchi erano dovuti a due dipendenti, licenziati in tronco dai titolari delle rivendite. A questo punto Atm ha portato tutto in Procura e ha rescisso il contratto di vendita con i due gestori.