Da Twist agli scooter Enjoy Quando lo sharing è un flop
Storie di fallimenti e strategie sbagliate nella Milano «condivisa»
La «Milano-capitale-dello-sharing» ha stravolto le abitudini quotidiane di molti, soprattutto dei più giovani. A partire dal modo di concepire la mobilità, primo vero banco di prova dell’economia condivisa. Una rivoluzione decollata dopo tanti progetti pilota con lo sbarco in città di Car2go ormai cinque anni fa. E passata poi per le moto, le bici e i furgoni. Nuovi brand si sono trasformati in pochi mesi in imperi planetari. Ma pur sempre di start up (più o meno con le spalle coperte da giganti dell’economia tradizionale) si tratta. E allora le difficoltà (non solo) milanesi di Ofo, azienda che nel mondo vanta oltre 20 milioni di iscritti, non sono le uniche defaillance registrate in questi anni. I fallimenti improvvisi, a volte inaspettati, sono stati diversi. Così come i cambi di strategia di questi colossi agili a inseguire i mercati più promettenti.
Twist è stato il primo grande ko. Dai primi passi nel 2014, le Volkswagen Up celesti della famiglia Guaitamacchi si erano diffuse subito a macchia d’olio. Fino a scollinare nell’area metropolitana. La flotta di 500 auto, impreziosite da tablet Samsung a far da computer di bordo, prezioso scalpo per ladri e vandali, ha tenuto il passo delle Smart e delle Fiat di Enjoy giusto per 18 mesi. Quindi si è piegata ai costi di gestione, alla zavorra dei continui danneggiamenti, e in generale a un mercato ad altissima concorrenza ma ancora non in grado di offrire grossi margini di guadagno agli attori in campo. In realtà, in ordine strettamente cronologico, il primissimo flop è quello di Eqsharing. Sempre un anno e mezzo di resistenza, prima di mollare: da ottobre 2013 fino a maggio del 2015. Il gestore Nhp si affidava a quasi 120 piccoli quadricicli elettrici Free Duck prodotti da Ducati Energia che facevano base nelle «isole digitali» del Comune. Ma il progetto non è mai riuscito davvero a decollare, fino allo stop definitivo.
Questi primi anni di sharing sono puntellati da società che falliscono, oppure da scommesse che non ripagano e vanno precocemente in pensione, o ancora da cambi in corsa. Se Twist ed Eqsharing rientrano tra le prime, il secondo caso è ben rappresentato dal precursore degli scooter sharing in Italia. È Enjoy, in una Milano in sbronza universale, ad affiancare nell’estate del 2015 alle sue Fiat 500 una flotta di maxi-scooter a tre ruote rossi fiammanti mp3 Piaggio. Il servizio arranca però fin da subito. Non conquista gli utenti, che si sbizzarriscono in critiche. E dopo due anni saluta. Destino diverso da quello di GuidaMi: quella che fu una delle primissime esperienze di car sharing (creata da Atm) non regge all’urto dei nuovi agguerriti arrivi in città e a gennaio di un anno fa passa di mano. Rilevata da Europcar si trasforma in Ubeeqo, più orientata al mercato dei noleggi lunghi, per clienti business e flotte aziendali.
Anche nel campo delle biciclette, la strada non sempre è semplice. L’apertura del BikeMi ai più piccoli non è riuscita a superare la fase di sperimentazione. Le mini bici per bambini hanno circolato nel 2016 per i sei mesi di test. «Ha registrato un buon successo», assicurava la società nel comunicato in cui, allo stesso tempo, spiegava che «l’eventuale ripresa del servizio è in corso di valutazione». Ma da allora, il silenzio.