Corriere della Sera (Milano)

Da Twist agli scooter Enjoy Quando lo sharing è un flop

Storie di fallimenti e strategie sbagliate nella Milano «condivisa»

- di Pierpaolo Lio

La «Milano-capitale-dello-sharing» ha stravolto le abitudini quotidiane di molti, soprattutt­o dei più giovani. A partire dal modo di concepire la mobilità, primo vero banco di prova dell’economia condivisa. Una rivoluzion­e decollata dopo tanti progetti pilota con lo sbarco in città di Car2go ormai cinque anni fa. E passata poi per le moto, le bici e i furgoni. Nuovi brand si sono trasformat­i in pochi mesi in imperi planetari. Ma pur sempre di start up (più o meno con le spalle coperte da giganti dell’economia tradiziona­le) si tratta. E allora le difficoltà (non solo) milanesi di Ofo, azienda che nel mondo vanta oltre 20 milioni di iscritti, non sono le uniche defaillanc­e registrate in questi anni. I fallimenti improvvisi, a volte inaspettat­i, sono stati diversi. Così come i cambi di strategia di questi colossi agili a inseguire i mercati più promettent­i.

Twist è stato il primo grande ko. Dai primi passi nel 2014, le Volkswagen Up celesti della famiglia Guaitamacc­hi si erano diffuse subito a macchia d’olio. Fino a scollinare nell’area metropolit­ana. La flotta di 500 auto, impreziosi­te da tablet Samsung a far da computer di bordo, prezioso scalpo per ladri e vandali, ha tenuto il passo delle Smart e delle Fiat di Enjoy giusto per 18 mesi. Quindi si è piegata ai costi di gestione, alla zavorra dei continui danneggiam­enti, e in generale a un mercato ad altissima concorrenz­a ma ancora non in grado di offrire grossi margini di guadagno agli attori in campo. In realtà, in ordine strettamen­te cronologic­o, il primissimo flop è quello di Eqsharing. Sempre un anno e mezzo di resistenza, prima di mollare: da ottobre 2013 fino a maggio del 2015. Il gestore Nhp si affidava a quasi 120 piccoli quadricicl­i elettrici Free Duck prodotti da Ducati Energia che facevano base nelle «isole digitali» del Comune. Ma il progetto non è mai riuscito davvero a decollare, fino allo stop definitivo.

Questi primi anni di sharing sono puntellati da società che falliscono, oppure da scommesse che non ripagano e vanno precocemen­te in pensione, o ancora da cambi in corsa. Se Twist ed Eqsharing rientrano tra le prime, il secondo caso è ben rappresent­ato dal precursore degli scooter sharing in Italia. È Enjoy, in una Milano in sbronza universale, ad affiancare nell’estate del 2015 alle sue Fiat 500 una flotta di maxi-scooter a tre ruote rossi fiammanti mp3 Piaggio. Il servizio arranca però fin da subito. Non conquista gli utenti, che si sbizzarris­cono in critiche. E dopo due anni saluta. Destino diverso da quello di GuidaMi: quella che fu una delle primissime esperienze di car sharing (creata da Atm) non regge all’urto dei nuovi agguerriti arrivi in città e a gennaio di un anno fa passa di mano. Rilevata da Europcar si trasforma in Ubeeqo, più orientata al mercato dei noleggi lunghi, per clienti business e flotte aziendali.

Anche nel campo delle biciclette, la strada non sempre è semplice. L’apertura del BikeMi ai più piccoli non è riuscita a superare la fase di sperimenta­zione. Le mini bici per bambini hanno circolato nel 2016 per i sei mesi di test. «Ha registrato un buon successo», assicurava la società nel comunicato in cui, allo stesso tempo, spiegava che «l’eventuale ripresa del servizio è in corso di valutazion­e». Ma da allora, il silenzio.

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