Salvini «riapre» il Cie di via Corelli Il Comune insorge
Migranti, torna il discusso centro d’espulsione
Un (contestato) centro d’espulsione per immigrati irregolari e non più una struttura d’accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo. Così cambia la funzione della struttura di via Corelli, che diventerà un Cpr, cioè Centro di permanenza per i rimpatri. Un ritorno al passato annunciato ieri ufficialmente dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, anche se la notizia era nell’aria da tempo. L’assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino: «Scelta sbagliata. Se non c’è più bisogno di accoglierli lì, allora vanno smistati fuori da Milano».
Quello di via Corelli tornerà a essere un centro d’espulsione per immigrati irregolari e non più una struttura d’accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo. Centro di permanenza per i rimpatri: Cpr. La differenza è sostanziale, mentre è solo nominale la modifica rispetto ai vecchi Cie istituiti dalla legge Bossi-Fini. Un ritorno al passato in piena regola. Anche se la notizia era nell’aria da tempo, solo ieri è arrivata la conferma dal ministro dell’Interno Matteo Salvini che ne ha di fatto dato comunicazione ufficiale davanti alle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato. «I Cpr attivi sono sei — ha spiegato il vicepremier — per una disponibilità di 880 posti. Entro l’anno saranno riattivati nuovi centri, per altri 400 posti, tra cui la riconversione di due centri di accoglienza per richiedenti asilo: il centro di Gradisca d’Isonzo e quello di Milano».
Via Corelli, appunto. Il vecchio Cie considerato ai tempi dalla sinistra un lager di Stato e quindi riconvertito dalla giunta Pisapia in un centro d’accoglienza. La decisone del governo rischia ora di (ri)innescare un braccio di ferro tra il Viminale a guida leghista e il Comune amministrato dal Pd e alleati.
Non a caso il primo a puntare il dito contro l’annuncio in arrivo da Roma è proprio Pierfrancesco Majorino. In un lungo post su Facebook l’assessore al Welfare di Palazzo Marino contesta la decisione di Salvini e lancia la provocazione ribaltando, per una volta, i ruoli: «Salvini vuole riaprire il Cie di via Corelli. La cosa è sbagliata per più motivi. La struttura di via Corelli è diventata in questi anni un centro di accoglienza. Attualmente lì sono presenti 766 richiedenti asilo (in due spazi diversi). Se non c’è più bisogno di accoglierli lì allora vanno smistati fuori dalla città di Milano (a meno che Salvini non pensi di aprire oltre al Cie un altro centro proprio da noi), visto che tanti Comuni se ne se disinteressati e non si sono mai fatti carico della stessa accoglienza. E se non c’è quindi più bisogno di un centro per richiedenti asilo allora quella struttura va restituita alla città per poter far sì che vengano ospitate lì persone senza casa. Ad esempio gli sfrattati che rischiano di finire per strada. O i genitori separati. Persone anche italiane e italianissime in condizioni di povertà che vengono usate come carne da macello contro i migranti per poi essere (da chi governa il Paese) dimenticate un attimo dopo».
Chi plaude senza riserve alla riconversione della struttura di via Corelli in un centro d’espulsione è invece Ricardo De Corato, assessore di Fratelli d’Italia in Regione: «Il ministro Salvini ha ripreso una mia richiesta in cui chiedevo di dare il via libera alla riapertura di un Cpr nell’ex Cie di via Corelli».
«Si tratta — ricorda l’ex vicesindaco ai tempi di Albertini e Moratti— dell’unico Centro d’identificazione ed espulsione presente a Milano quando Maroni era ministro dell’Interno, trasformato poi dal Comune nell’ennesimo centro di accoglienza. Milano ha bisogno di espulsioni, ormai è invasa da clandestini. Quello è il luogo ideale, vicino anche a Linate per i rimpatri. Nelle prossime settimane visiterò la struttura». E gli attuali ospiti di via Corelli? «Non sarà un problema per il Comune trovare un’altra soluzione, considerate anche le migliaia di migranti accolti in questi anni», taglia corto l’assessore regionale.