Odissea sul treno con finale in ambulanza
Il Milano-Mantova con 3 ore e 40 di ritardo
Un’odissea sul treno Milano Mantova delle 18.20, che l’altra sera è arrivato con 3 ore e 40 minuti di ritardo, fermo a lungo nelle campagne. L’assessore all’Ambiente e alla Mobilità di Cremona, Alessia Manfredini, era sul treno e racconta il difficile viaggio: dagli aiuti dei carabinieri che portano acqua ai passeggeri alle ambulanze per chi ha problemi di salute.
«È da 14 anni che faccio la pendolare ma una cosa così non mi era mai capitata». Alessia Manfredini, assessore quarantunenne alla Mobilità del Comune di Cremona, è uno degli oltre 500 viaggiatori del treno regionale 2661 Milano-Cremona-Mantova che, martedì, è rimasto fermo a lungo in mezzo alla campagna ed è arrivato a destinazione tre ore e 40 minuti dopo il previsto. Una serata da incubo, un ritardo record che ha fatto riesplodere le polemiche su una delle linee ferroviarie lombarde più disastrate.
«Il convoglio delle 18.20 si è mosso dalla Stazione Centrale poco dopo l’orario fissato», racconta Manfredini, che lavora in Regione. Tutto normale sino a Ponte Adda, nel Cremonese. «Dopo un rallentamento, ci siamo fermati sul binario unico. Visto che nessuno ci diceva niente, sono andata dal capotreno a chiedere informazioni». Lo stop era stato causato dalla caduta della linea aerea che alimenta la trazione elettrica del convoglio. «Dopo un’ora è arrivata una squadra di Rfi, seguita dai vigili del fuoco, che sono passati tra i passeggeri per tranquillizzarli».
Ma la tensione, nella serata torrida, saliva. «Per fortuna l’aria condizionata funzionava. I bagni, invece, erano chiusi. C’è stato un duro botta e risposta tra il capotreno e alcuni pendolari. Una coppia ucraina diceva di avere perso la coincidenza da Mantova, uno studente universitario scherzava con un bambino che non ce la faceva più. Qualcuno, per stemperare la rabbia, si è messo a giocare a carte». Poi il colpo di scena.
«Sono saliti i carabinieri con cassette di bottiglie d’acqua. Erano grandi, da due litri, e non c’erano bicchieri di carta. Ma non fa niente: le hanno distribuite ai viaggiatori assetati. Un po’ tutti hanno bevuto, anch’io. Senza vigili del fuoco e carabinieri, la situazione sarebbe stata peggiore».
Intanto il treno non si muoveva. «È arrivata un’ambulanza per prestare le cure a un passeggero». Per fortuna niente di grave. «Ci sentivamo in prigione. Finalmente, dopo tre ore circa di attesa nel nulla, ecco il sospirato locomotore per trainare il convoglio. Si è rimesso in marcia a passo d’uomo per arrestarsi, però, quasi subito e a un binario sbagliato alla stazione di Acquanegra Cremonese. Un’altra ambulanza ha soccorso un uomo di 61 anni che, a causa della sua patologia, aveva bisogno di una trasfusione di sangue. Con lui sono scese una cinquantina di persone che, esasperate, avevano chiamato casa per farsi venire a prendere».
Nuova ripartenza senza, stavolta, altre soste. «Siamo arrivati a Cremona alle 23.07, un ritardo di 220 minuti. Stremati, con un pezzo di vita sottratta a noi stessi e alle nostre famiglie». Ieri l’assessore era in giunta, ma oggi, con il treno da Cremona delle 7.30, tornerà a Milano. «Mi chiedo: cosa accadrà?».
L’odissea dell’altra sera ha scatenato una bufera politica. Il sindaco cremonese Gianluca Galimberti ha inviato una lettera di protesta ai vertici della Regione. «L’episodio di martedì è la punta dell’iceberg di ciò che i pendolari sono costretti ogni giorno a subire. Vogliamo fatti. Il nostro territorio merita di più».
Trenord spiega che la circolazione è stata sospesa «per un problema alla linea elettrica di competenza di Rfi». Il governatore Attilio Fontana si scusa con i passeggeri e attacca: «Regione Lombardia continua ad investire per mantenere le proprie tratte mentre Ferrovie dello Stato non fa assolutamente niente che vada in questa direzione».