Da Robert Redford a Ornella Muti L’archivio dei fratelli Porro donato alla Biblioteca di Morando
L’archivio fotografico di Maurizio e Gabriele Porro va ad arricchire la collezione della Cineteca Italiana alla Biblioteca di Morando
In un angolo nascosto di Milano, tra Greco e Turro, lungo la pista ciclabile del Naviglio Martesana, tra graffiti realizzati ad hoc ed altri, diciamo così, spontanei, si trova una delle biblioteche specializzate più ricche d’Italia. Nel 1947 questo piccolo complesso di edifici ospitò il primo nucleo delle pellicole della Cineteca Italiana, quelle che ora sono conservate nei sotterranei hi-tech dell’Ex Manifattura Tabacchi di viale Fulvio Testi 121. Oggi le casette ospitano la Biblioteca di Morando, che raccoglie la donazione del critico milanese Morando Morandini (19242015). Un patrimonio inestimabile di libri, riviste, faldoni di ritagli. La Biblioteca, nel giro di un anno, è diventata un luogo frequentato da studiosi e semplici studenti. Di recente si è ampliata con la collezione di Paolo Limiti, paroliere e conduttore tv: tanti libri su star e attori (cento sulla sola Marilyn Monroe), e anche fotoromanzi. E ha cominciato a ospitare proiezioni, eventi, presentazioni, concerti.
Adesso la Biblioteca si arricchisce di un nuovo tassello: lo storico archivio di 800.000 fotografie. Che cresce con la donazione di 20.000 foto da parte di Maurizio e Gabriele Porro, giornalisti e critici cinematografici. Materiali soprattutto degli anni Ottanta e Novanta, ma anche più antichi, ereditati dal compianto Giuseppe Turroni. «Ormai tutte queste foto si stavano rovinando in soffitta, perché in casa non avevo spazio per tenerle», racconta Maurizio. «E ho pensato che fosse bello condividerle, renderle pubbliche. Tra l’altro queste foto raccontano un modo di fare marketing che oggi non esiste più. Alla ricerca di spazi sui giornali, le case di produzione e di distribuzione mandavano le foto dei film in redazione o le distribuivano alle anteprime e ai festival. Prima le foto erano in bianco e nero, poi a colori. Oggi si scaricano da internet. Ma non è più la stessa cosa. Allo stesso modo, oggi è quasi scomparsa la pubblicità dei film per strada, sui giornali o negli atri dei cinema. Forse perché conta di più il trailer. Tutti questi elementi importantissimi sono stati poco studiati.»
Le foto dei film di una volta, attenzione, non erano semplici stampe dei fotogrammi, ma immagini scattate apposta sul set da professionisti che a volte erano autentici artisti: da Paul Roland, collaboratore di Visconti, ad Angelo Novi, braccio destro di Bertolucci e Sergio Leone. E queste foto diventavano essenziali per trasmettere l’immagine, anzi l’«aura» dei film. I fotografi si scena non sono scomparsi, ma il loro ruolo oggi è molto più ridotto e in genere meno creativo.
Chiediamo a Maurizio Porro a quali foto si senta più legato e se gli è spiaciuto separarsene «Be’, un po’ sì. Penso alle foto dei film di Cukor, a quelle di Antonioni e di Fellini, dei primi 007. Tutte queste immagini sono pezzi di emozioni vissute e poi raccolte. Ma mi consolo pensando che ora le potranno vedere altri». Verranno catalogate e conservate in locali a temperatura controllata: la storia del cinema si fa anche con questi documenti.