I negozi chiusi
RICUCIRE LA CITTÀ D’AGOSTO
Il tranquillizzante deserto agostano ha lasciato ormai il posto a nuovi equilibri tra pienezza e vacanza. Intanto il cambiamento del lavoro, sempre più autonomo, flessibile negli orari e nei luoghi, permette ferie intelligenti. La lunga crisi economica — invero — le ha rese un po’ più banali, obbligandole d’agosto per comprimere i costi aziendali. Milano d’estate assiste, poi, alla parziale «sostituzione» dei pendolari con famigliole straniere in sandali e bermuda. Certo, i flussi turistici per tutto il mese equivalgono solo a quelli di qualche giorno lavorativo. I city user ormai si sono rispalmati sull’intera area metropolitana, mentre in questi giorni da «città d’arte» i «viaggiatori a tempo» si concentrano in un fazzoletto di città, con catene commerciali dalle vaste aperture. E ritorna, pure, il dibattito sulle aperture festive dei negozi. Che è un tema di cittadinanza economica, tra città turistica «sempre aperta» e qualità del lavoro e della vita di piccoli imprenditori e dipendenti. Storiche arterie commerciali, aree decentrate e rilanciate, periferia con l’anima sono la sfida della città «ricucita», anche d’agosto. Una sfida che passa per la democrazia sostanziale dei servizi pubblici (mobilità, per cominciare). Ma anche ripensando allo schema istituzionale. Verso l’alto e verso il basso, città metropolitana e autonomia delle zone. Ricucire gli spazi urbani aiuta a superare la città tematica, quella degli affari e dell’integrazione, della movida e della bocciofila, del turismo e dell’oleandro e baobab.