Mostre e teatri: l’arte femminile per tutto il 2020
Mostre, incontri, musica e teatro Un percorso milanese per riscoprire l’arte in rosa «Quando la riflessione delle donne è più provocatoria e propositiva»
Il calendario è abbozzato. Tre protagoniste già scelte. La chiamata alla città attende una grande risposta. «Il 2020 anno della creatività femminile» anticipa l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno. Con un palinsesto condiviso da quante più possibili istituzioni. Per le sedi del Comune, la progettazione è già avviata e sono state strette alcune alleanze di prestigio. Si inizierà a primavera del 2020 con una mostra a Palazzo Reale dedicata a Sofonisba Anguissola e organizzata con la collaborazione del museo del Prado. «Racconteremo di come ha trovato modi di esprimere se stessa e la sua visione del mondo in un’epoca in cui per le donne non era facile conquistare uno spazio». Anguissola, nata nel 1532 a Cremona da una nobile famiglia, è stata pittrice anche in Spagna e in Sicilia.
«In estate si lavora a un omaggio a Lea Vergine, sempre a Palazzo Reale — continua Del Corno — curatrice e critica d’arte d’origine napoletana. Ci aiuterà Francesca Alfano Miglietti». Per l’autunno l’obiettivo si sposta oltre il confine italiano, più a Est. «Parleremo delle donne che hanno contribuito al cambiamento della Russia. Abbiamo stabilito un asse con San Pietroburgo per affrontare meglio il tema».
Anche il museo del Novecento ha già stabilito un appuntamento per il «cartellone rosa». Dopo la mostra su Giosetta Fioroni (che rimane aperta fino al 2 settembre) e il progetto incentrato su Margherita Sarfatti (dal 21 settembre 2018 al 24 febbraio 2019), la linea femminile proseguirà nel 2020 con Maria Lai, artista sarda scomparsa nel 2013. Le proposte, nelle intenzioni di Del Corno, non si esauriscono qui e neppure sono limitate al campo dell’arte figurativa. «Come è stato fatto per il palinsesto di “Novecento italiano” quest’anno e per gli eventi su Leonardo per il 2019, vogliamo fare una grande call per il 2020». Una chiamata a partecipare indirizzata a tutti gli operatori. «Le mostre come epicentro, e poi musica, teatro, poesia. Mi aspetto che rispondano la Scala, il Piccolo e tanti altri». Una strategia che permette di costruire un’unica e grande piattaforma di comunicazione, capace di dare visibilità alle realtà più piccole. Ci sarà un logo comune — ancora da disegnare — e la campagna di promozione sarà gestita da Palazzo Marino. «Nessuna imposizione, lasceremo libertà alle singole realtà di partecipare o meno. Ma il palinsesto condiviso può essere una bella occasione per stringere alleanze interessanti». Un filo rosso tra vari appuntamenti può costituire poi una bussola per orientarsi nella sempre più ampia offerta culturale milanese.
La «massa critica» per la creatività femminile vuole accendere i riflettori sul ruolo della donna. «Storicamente gli artisti sono stati perlopiù uomini, anche a causa delle condizioni sociali. Ce ne accorgiamo dalle intitolazioni delle vie. Ma nel corso dei secoli sono emerse figure femminili fortemente innovative e vogliamo stimolare le istituzioni a raccontarle, con attenzione sia al passato sia alla contemporaneità». Ecco che alle mostre si potrebbero aggiungere tavole rotonde, discussioni e convegni per «far crescere il dibattito pubblico e rendere Milano sempre più città dei diritti». Come se la cavano oggi le creative sotto la Madonnina? «In alcuni campi dell’agire artistico esiste ancora una certa sperequazione — secondo l’assessore —, ma molto è cambiato rispetto a cinquant’anni fa e la città offre tanto a chi vuole esprimersi». Il tocco femminile ha poi un valore particolare. «Sui temi sociali e politici la riflessione delle donne è più forte e propositiva».