Corriere della Sera (Milano)

I tuffi proibiti all’Adda beach

La sfida al divieto di tuffarsi nel fiume: «Le ordinanze non bastano più»

- di Francesco Gastaldi

È la battaglia di «Adda beach» quella che ogni estate si scatena tra bagnanti e sindaci del Lodigiano. Nel fiume è vietato tuffarsi, ma le ordinanze vengono ignorate nonostante controlli e multe.

LODI Ogni anno i sindaci rinnovano il divieto di balneazion­e, e ogni anno puntualmen­te i bagnanti fanno sparire i cartelli per potersi poi tuffare in tutta tranquilli­tà nell’Adda come se fossero in piscina. E in alcuni casi a morire. È un braccio di ferro che dura da anni, quello fra i sindaci di Comazzo e Merlino (Lodi) e il popolo di «Adda beach», come viene chiamato il suggestivo tratto di fiume a valle delle cascate Bocchi. Centinaia di persone che nelle domeniche estive invadono l’Adda e le sue spiagge con sdraio, ombrelloni, lettini e attrezzatu­re per le grigliate. Un popolo colorato — per la maggior parte stranieri da Milano e hinterland — e rumoroso che dopo la tintarella non intende rinunciare al bagno. Che nell’Adda è severament­e proibito per motivi di sicurezza e punito con multe fino a 500 euro. A valle delle cascate la corrente è forte, il livello del fiume può salire in ogni momento quando nei bacini a nord ne viene aumentata la portata in uscita e lo stesso alveo in località Bocchi è ricco di punti insidiosi con mulinelli che possono diventare trappole mortali anche per un nuotatore esperto. «Ordinanze e controlli sembrano non bastare più — avverte il sindaco di Merlino, Emanuele Fazzi —, non ci resta che appellarsi al buonsenso delle persone. Fare il bagno nell’Adda può essere letale». «I cartelli di divieto di balneazion­e — rivela il sindaco di Comazzo, Italo Vicardi — durano una settimana. Poi sono gli stessi bagnanti a strapparli via». «Senza contare — aggiungono i due sindaci — lo stato in cui vengono lasciate le rive del fiume: rifiuti, bottiglie rotte, tracce di barbecue. Ogni lunedì i nostri addetti sono costretti a portar via montagne di immondizia».

Una sfida, quella del popolo di «Adda Beach», che spesso è finita in tragedia. Dal 2010 a oggi il fiume ha fatto otto le vittime, alla media di un annegato all’anno. Il «triangolo delle Bermuda» lodigiano risiede fra i Bocchi di Comazzo e il ponte della tangenzial­e di Lodi, due punti che solo l’anno scorso sono costati la vita a un rifugiato nigeriano e a un adolescent­e marocchino , entrambi inghiottit­i dalla corrente.

L’estate 2018 è stata finora più fortunata, ma i vigili del fuoco di Lodi hanno comunque dovuto effettuare due salvataggi complicati: il primo, a luglio, con ottanta persone bloccate su un isolotto e riportate a riva a forza su gommoni

da rafting, il secondo a Ferragosto per salvare due taiwanesi sopraffatt­i da un mulinello. «Non c’è modo di convincerl­i — afferma il comandante dei vigili del fuoco, Massimo Stucchi —. Continuano a fare il bagno nonostante il pericolo». L’ultima moda lanciata dai giovanissi­mi in cerca di adrenalina è tuffarsi nell’Adda dal ponte di Bisnate (Zelo) sulla Paullese usato come trampolino. Ora il fiume è asciutto e i temerari sono temporanea­mente spariti, ma a luglio era pratica comune. Inoltre, da Merlino a Lodi tutti e venti i chilometri di Adda sono coperti da ordinanze di divieto. Dopo l’ultimo salvataggi­o di Ferragosto anche il sindaco di Lodi Sara Casanova ha alzato la voce: «Le prescrizio­ni — avverte — non sono limitative della libertà ma al contrario vogliono tutelare la salute delle persone». Nella zona del ponte sulla tangenzial­e, rifugiati e richiedend­o asilo fanno quotidiana­mente il bagno, nonostante l’ordinanza di divieto sia in vigore dal 13 giugno del 2014. Eppure da allora i morti sono già stati due.

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In acqua Alcuni bagnanti nell’Adda
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Nel Lodigiano Una spiaggia improvvisa­ta a Spino d’Adda vista dal ponte di Bisnate. Durante l’estate, ogni fine settimana, centinaia di persone affollano le rive del fiume. Dal 2010 a oggi l’Adda ha fatto otto vittime
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L’intervento­I vigili del fuoco recuperano un bambino in difficoltà che si era tuffato nell’Adda nel territorio del comune di Comazzo

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