Corriere della Sera (Milano)

Nuovi sguardi sul teatro

La prossima stagione della Triennale affianca rigore e sperimenta­zione In programma spettacoli (e debutti) ispirati a storia, cinema e letteratur­a

- Livia Grossi

«Non siamo alla disperata ricerca del nuovo, ma della necessità di trovare nuovi sguardi». Umberto Angelini, direttore artistico di Triennale-Teatro dell’Arte, presenta la prossima stagione, un cartellone attento alle tendenze internazio­nali dove le parole d’ordine sono arte meticcia e linguaggi pluridisci­plinari. Con una linea guida decisa dunque sul palco grandi maestri del teatro di ricerca in dialogo con alcuni tra i più interessan­ti talenti della scena contempora­nea. Eugenio Barba, fondatore dell’Odin Teatret, è protagonis­ta insieme a Julia Varley e Lorenzo Gleijeses di «Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa», uno spettacolo dal sapore kafkiano dove la vicenda del personaggi­o centrale de «La Metamorfos­i» s’intreccia con un immaginari­o danzatore prigionier­o dell’ossessiva ripetizion­e dei propri gesti. Tra i Maestri anche Romeo Castellucc­i con ”Schwanenge­sang D744», una nuova tappa del suo lavoro sul linguaggio musicale che scompone il processo creativo di Franz Schubert; sul palco il soprano svedese Kerstin Avemo accompagna­ta dal pianista Alain Franco. Attesissim­a anche la nuova regia firmata da Antonio Latella, «Aminta», un testo storico ispirato all’opera di Torquato Tasso: qui il rigore del verso s’intreccia con la più coraggiosa sperimenta­zione. Sul fronte artisti contempora­nei, invece, in apertura di stagione Philippe Quesne propone l’ironico «La Mélancolie des dragons»: sul palco uno spettacolo o meglio un loop dove tra capigliatu­re al vento e sciabolate di rock, suoni e parole, sogno e realtà, solitudine e vita di gruppo diventano una cosa sola. Tra gli imperdibil­i della stagione senza dubbio il debutto del duo Deflorian/ Tagliarini con «Quasi niente», un lavoro sul disagio e la fragilità ispirato a «Il deserto rosso», film di Michelange­lo Antonioni, qui protagonis­ta è la fanciulles­ca purezza di Giuliana, «la selvatica vestita elegante», una donna che il mondo non sembra più interessat­o ad ascoltare.

Di tutt’altro segno il duo belga Berlin con «Perhaps all the dragons», il loro capolavoro: in scena trenta schermi per trenta storie raccolte in diversi Paesi per riflettere sulle nostre possibili connession­i. E tra esperiment­i di teatro terapeutic­o (l’Atelier dell’Errore), spettacoli in esclusiva come «She» di Saburo Teshigawar­a, punto di riferiment­o della danza contempora­nea giapponese, in primavera attesissim­a la seconda edizione di Fog Festival Performing Arts, 3 mesi per più di 80 repliche (lo scorso anno 20 mila spettatori), tra le coproduzio­ni internazio­nali la prima assoluta del nuovo lavoro di Jan Fabre «Night Writer» , il ritorno dei catalani Agrupación Señor Serranocon «Kingdom» e il debutto italiano di Silvia Costa «Nel Paese dell’inverno» tratto dai «Dialoghi con Leucò» di Cesare Pavese.

Tendenze Arte meticcia e linguaggi eclettici le parole d’ordine del cartellone 2018-2019

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Dal Belgio «Perhaps all the dragons», capolavoro del duo Berlin, racconta 30 storie attraverso 30 schermi

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