L’opera in tre atti del rapper Ghemon racconta la sua vita «Fiero di essere imperfetto»
Il rapper Ghemon porta al Magnolia un’opera musicale in tre atti In un libro ha raccontato la depressione: non facciamo solo karaoke
Sempre meno rapper e sempre più cantante popsoul. È la strada imboccata da Ghemon con gli album «OrchIdee», del 2014, e «Mezzanotte», del 2017. Saranno questi due dischi il cuore del concerto che il 36enne di Avellino, milanese d’adozione, terrà stasera al Magnolia. In scaletta anche il nuovo singolo «Criminale emozionale», pubblicato a giugno. «A quasi un anno dall’uscita di “Mezzanotte” avevo voglia di rimettermi a scrivere», dice Ghemon. «In questo brano ammetto la mia imperfezione in un mondo in cui tanti si dipingono per ciò che non sono».
Un appello all’onestà in linea con la sua scelta di raccontare la sua depressione anche con l’autobiografia «Io sono». Si è pentito di essersi esposto così tanto? «No, era importante dare voce a chi soffre di questa malattia. Ho ricevuto molti ringraziamenti e alla fine mi sono ritrovato più forte e consapevole. Ora ho un po’ paura di restare intrappolato in questo ruolo, ma cercherò di evitarlo. Potranno ancora esserci momenti bui, ma la depressione non è l’unica cosa che mi definisce come persona».
Cosa pensa del caso della giovane cantautrice Crln, con lei nel roster della Macro Beats Records, che ha denunciato sui social i commenti sessisti e volgari di alcuni ragazzi durante una performance in apertura di una data di Gemitaiz? «Quando ho saputo l’ho chiamata per esprimerle la mia solidarietà e ho pensato che Gemitaiz avrebbe dovuto dire qualcosa, anche in un secondo momento: mi spiace che invece non l’abbia fatto. Più in generale quando accadono eventi spiacevoli di questo tipo, credo che l’artista debba rispondere a tono lì per lì. Non è facile, ma un conto sono le critiche, un altro gli insulti. Però vorrei aggiungere una cosa».
Prego.
«I concerti dei rapper di oggi sono spesso dei karaoke: mettono una base, ci rappano sopra, i fan pure e stop. Invece io credo serva educare il pubblico anche da questo punto di vista, presentandosi sul palco come una fonte creativa e d’ispirazione. Per questo il live al Magnolia sarà diverso da quelli proposti di recente a Milano: non volendo ripetermi, con la band ho messo a punto una sorta di opera musicale in tre atti».
Tra i suoi modelli ha citato Pino Daniele e Prince. E Aretha Franklin? L’ha colpita la sua morte?
«Molto, la scoprii da adolescente: Mos Def, uno dei miei rapper preferiti, aveva campionato la sua meravigliosa “One Step Ahead”, di cui andai a cercarmi l’originale. Fu lì che colsi il legame tra hip hop e soul».
Lei ha una passione per le sneakers.
«Purtroppo sì, ne ho più di 400! Vado a rotazione. La più preziosa? Una scarpa celebrativa delle Olimpiadi di Tokyo 2020, di cui esistono solo 50 esemplari, e un paio di sneakers firmate dal mio idolo, il cestista Kobe Bryant». L’ultima canzone che ha ascoltato?
«“Goodbye” di Alicia Keys, un pezzo un po’ triste dal suo album “Songs in a Minor”».