Seveso, vasche e il rinvio verso l’eternità
Caro Schiavi, leggendo le pagine di Milano del Corriere di ieri ho trovato un bell’esempio di «notizie di pancia». Titolo: «Seveso, via libera alla vasca anti-piene». Chiunque è portato a pensare: «Finalmente non avremo più le esondazioni». Peccato che, se ci si impegna a leggere l’articolo fino in fondo, si giunge al seguente passaggio: «L’opera dovrebbe entrare in funzione a inizio 2022»! Questo a fronte di «serviranno poi 20 mesi per concludere la vasca», mentre da oggi ne passano 40, e a fronte del fatto che il sindaco di Bresso dice «valuteremo se ci sono i margini per opporsi…».
Mi pongo due interrogativi: 1) Almeno il giornalismo non potrebbe essere meno «di pancia»? 2) Si può vivere in un paese così?
Gianfranco Antonioli
Caro Antonioli, buona la seconda. Non si può vivere in un Paese dove crollano i ponti, dove la manutenzione è scarsa, dove un giorno di piogge provoca frane e smottamenti, dove la montagna è abbandonata, dove il cemento ha divorato la campagna, dove per prendere una decisione passano anni e anni… Detto questo, verosimilmente «di pancia», veniamo al Seveso che in città rientra pienamente nella categoria dei sospesi dagli anni ’50. Il via libera alla vasca anti-piene nel territorio di Bresso è un dato di fatto: l’ha deciso la Presidenza del consiglio. Quanto ai tempi, siamo fermi alla sua seconda domanda e alla legge di Nimby (Not in my back yard). Evoluzioni non se ne vedono e in attesa dei temporali d’autunno continuiamo ad accedere ceri…
gschiavi@rcs.it