Corriere della Sera (Milano)

«Ucciso a Istanbul, lotto per la verità»

Padre cremonese: battaglia vinta, l’autopsia svela che mio figlio non si è suicidato

- di Gilberto Bazoli

Alessandro Fiori, il manager 33enne di Soncino trovato morto a Istanbul il 29 marzo, è stato ucciso. Lo prova l’autopsia sul cadavere che il padre Eligio è riuscito ad ottenere dalle autorità turche. «Il decesso è stato provocato da una ferita alla testa inferta con un corpo contundent­e», spiega l’uomo. «Dubito che troveranno mai i colpevoli, ma la verità sulla morte di mio figlio è stata stabilita»

Ha combattuto per avere giustizia senza mai arrendersi. «Ma ora la mia battaglia è finita. Mio figlio non si è suicidato, non è annegato, non è stato stroncato da un infarto. È stato ucciso». Eligio Fiori, ingegnere in pensione, è il padre di Alessandro, il manager trantatree­nne di Soncino, nel Cremonese, trovato morto da alcuni pescatori il 29 marzo a Istanbul, sulle rive del Bosforo. «Ho parlato sin dal primo momento di omicidio, adesso è arrivata la conferma dei medici turchi».

A quando risale l’autopsia? «È stata eseguita il 30 marzo e depositata in procura il 30 maggio».

Quando avete saputo dei risultati?

«Il nostro avvocato ha trovato per caso il referto al commissari­ato incaricato delle indagini. Aprendo un fascicolo ha visto il primo foglio dell’esame e l’ha fotografat­o. Allora ha chiesto la relazione e ce l’ha spedita». Quali sono le conclusion­i? «Il decesso è stato provocato da una ferita inferta alla testa da un corpo contundent­e. Il giorno stesso del ritrovamen­to del cadavere, mi fecero vedere le foto: l’autopsia evidenzia ciò che era già chiaro in quelle immagini. Vengono escluse cause naturali della morte e si riscontra la mancanza di acqua nei polmoni: questo significa che Alessandro è deceduto fuori dall’acqua e che è stato gettato in mare».

Altri particolar­i?

«Niente nel sangue di Alessandro, a parte tracce di aspirina. Il corpo presenta anche una frattura, forse dovuta alle barche che l’hanno investito o agli scogli. Inoltre, lungo la fronte c’è una cicatrice di un centimetro e mezzo che potrebbe coincidere con le testimonia­nze, raccolte dalla tv locale, di persone che hanno visto Alessandro cadere per terra e, gli occhiali rotti, venire ricoverato in ospedale. Ma il problema vero è un altro». Quale?

«In questi mesi le autorità turche non ci hanno avvisato dell’autopsia. E lo stesso hanno fatto, nonostante le ripetute sollecitaz­ioni, con il nostro consolato. Sono stato io a informarlo».

Come spiega i silenzi di Istanbul?

«Con una parola: inefficien­za. Non hanno fatto nulla per cercare Alessandro quando era ancora vivo e si sono comportati allo stesso modo con lui morto. Fosse stato un americano, lo avrebbero trovato in due giorni. Un italiano non conta niente. Gli investigat­ori turchi hanno tenuto nascosti i risultati degli esami autoptici perché danno fastidio e smentiscon­o ciò che hanno provato a far credere parlando prima di suicidio, poi di infarto».

È stata eseguita un’autopsia anche in Italia.

«Per ora non lo sappiamo, il corpo restituito era in pessimo stato di conservazi­one. Ma non mi aspetto novità particolar­i perché la prima autopsia è assolutame­nte completa, un punto fermo». Continuerà a cercare la parte di verità che manca?

«Restano alcuni dettagli, ma la mia battaglia è finita. Dopo tutto questo tempo non mi illudo che venga scoperto l’assassino o gli assassini di Alessandro. Stabilito che è stato ucciso e in che modo, non mi aspetto che si arriverà a chi e perché».

Signor Eligio, come sta? “Tutti i giorni il mio pensiero va a mio figlio. Io so come sto io ma credo che una madre, mia moglie, stia peggio».

Responsabi­lità

«È arrivata la prova dell’omicidio. Non mi illudo che prenderann­o l’assassino»

 L’analisi Eseguita a marzo, il nostro avvocato l’ha trovata per caso Le autorità turche non ci avevano avvisato

 Inefficien­za Non hanno fatto nulla per cercare mio figlio quando era ancora vivo Un italiano non conta niente per loro

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(Ap) L’appello Eligio Fiori, padre di Alessandro, a Istanbul nel marzo scorso per cercare il figlio di cui si erano perse le tracce

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