«Pronti ad agire Colpa di politiche senza visione»
Tutele e conseguenze
«Oltre a un problema di impieghi, si crea un disservizio con riverberi sugli utenti»
Massimo Bonini, segretario della Camera del lavoro, il decreto dignità sta creando grandi difficoltà nel settore privato, ma ha un riflesso importante anche in quelle aziende, partecipate o meno del Comune, che erogano un servizio pubblico e che spesso utilizzano lavoratori stagionali. Qual è la vostra posizione? «Siamo a conoscenza del problema e stiamo tentando di quantificare il numero di persone che rischiano di vedersi non rinnovare il contratto a termine dopo i 24 mesi. Domani saremo in Commissione Lavoro per fare il punto. La verità è che la riduzione della durata del contratto porta a un problema occupazionale. I lavoratori rischiano di perdere il posto e le aziende di perdere professionalità. Sta di fatto che oltre a un problema occupazionale si crea un disservizio con una ricaduta sugli utenti».
Sul decreto dignità la Cgil ha una posizione ambivalente. Scelte condivisibili ma mancanza di coraggio. Non siete stati troppo ottimisti? «Noi eravamo d’accordo sulla reintroduzione delle causali, meno sul rinnovo dei contratti. Quello che mi preme sottolineare è che se da una parte si è voluto dare un giusto segnale sulla precarietà del lavoro dall’altra non lo si è accompagnato a una visione sul futuro del lavoro. È innegabile che l’occupazione la fai con gli investimenti e lo sviluppo. Altrimenti tutto ricade sui lavoratori e sulle aziende che devono ricominciare daccapo. Si rischia di fare un operazione d’immagine con un nome altisonante».
Il limite dei 24 mesi per trasformare il precario in tempo indeterminato sta producendo nuova disoccupazione, ma anche l’introduzione delle causali sembra frenare le aziende che non vogliono rischiare una causa alla fine del contratto. Come se ne esce? «Come Cgil abbiamo sempre contestato l’eliminazione delle causali perché si indebolisce il rapporto tra aziende e lavoratori. In passato le aziende hanno usato i contratti a termine in maniera sconsiderata.Non è un caso che proprio per questo motivo a Milano nell’occupazione complessiva siano aumentati i contratti a termine e diminuiti quelli
a tempo indeterminato. Ichino dice che bisogna abbassare il contenzioso, ma le aziende hanno bisogno di altro, di sviluppo, di una burocrazia più snella. Non è la quantità del contenzioso, ma il tempo passato in Tribunale».
Cosa farete per questi lavoratori delle partecipate che rischiano di perdere il posto?
«Apriremo dei tavoli per capire come affrontare la situazione. Non mi nascondo che sarà molto difficile trovare una soluzione perché costruire un contenzioso su un elemento così chiaro e netto è complicato. Al ministero ci sono dei tavoli tecnici al lavoro, faremo presente la questioni e vediamo le risposte che ci daranno».