Fiori e valzer per l’addio a Inge
L’addio dei milanesi alla Signora dei libri. I nipoti: ci hai insegnato a conoscere
Molti i cittadini, i lettori e gli ammiratori che ieri hanno salutato Inge Feltrinelli con un fiore del suo colore preferito, l’arancio. Il ricordo alla camera ardente allestita a Palazzo Marino.
Arrivano con un fiore in mano: qualcuno porta una margherita, altri una gerbera, altri ancora specie più insolite ma tutte color arancio. «E se non trovavo un fiore, le portavo una moleskine», dice uno dei primi a presentarsi nella camera ardente. È lo scrittore David Bidussa, ma sono molti i cittadini, i lettori e gli ammiratori che decidono di salutare Inge Feltrinelli con un fiore del suo colore preferito, l’arancio delle sciarpe che l’editrice era solita portare.
Gli omaggi floreali, che per tutta la mattina continuano a giungere ai piedi della bara già coperta di rose e gerbere, non sono il solo segno dell’affetto della città per l’editrice, scomparsa a 87 anni. Davanti a Palazzo Marino, sul cartellone che raffigura Inge con il suo sorriso e l’inconfondibile sciarpa (con una sua citazione: «I libri sono tutto. I libri sono la vita», e il saluto del Gruppo Feltrinelli: «Seguiremo il suo esempio. È una promessa!») qualcuno con un pennarello ha scritto un’altra frase. «Ho imparato a leggere con i tuoi libri. Grazie», firmato solo con un nome, Prospero.
Ed è proprio questo ciò che ripetono i milanesi che sfilano nella sala: «Grazie», «Sono cresciuto con i suoi libri», «Senza di lei non avrei potuto conoscere i grandi autori stranieri», «Era come se la conoscessi, anche se non avevamo mai parlato».
Grande la commozione, durante il momento celebrativo con le autorità e la famiglia. Oltre al marito Tomás Maldonado, al figlio Carlo con la moglie, ai nipoti e ai parenti, in Sala Alessi si è radunata una folla di amici, collaboratori, scrittori, librai e lettori. «La casa dei milanesi — ha iniziato il sindaco Giuseppe Sala, che indossava la fascia tricolore — apre le porte a una grande donna, innamorata di Milano. L’accoglie qui con un grande abbraccio senza confini, come l’ampiezza del suo sguardo intellettuale». E ricordando la sua passione per la vita, ha rievocato «il suo sguardo, che era quello dei grandi: rivolto verso tutto ciò che porta al futuro». «La sua personale poltrona rossa — ha preso poi la parola l’ad del Gruppo Feltrinelli, Roberto Rivellino —, resterà per sempre alla Fondazione Feltrinelli di via Pasubio». Commovente il saluto dei giovani nipoti. «Voglio salutare — ha detto Giacomo Feltrinelli — la persona che mi ha insegnato a conoscere e a non accontentarmi mai. E a cui piaceva tanto ballare: mia nonna». E Giovanni: «Ci viziava, ci dava tutto ciò che non aveva avuto da giovane. Ci diceva di vivere con coraggio e di “fare, fare, fare”».
Il figlio Carlo ha ricordato i molti lati di una personalità vivace, e l’impegno: «Non so dire il suo orrore per i recenti
Il sindaco Palazzo Marino accoglie una grande donna con un abbraccio senza confini, come l’ampiezza del suo sguardo
Il figlio Non so dire il suo orrore per rigurgiti neonazisti in Germania e per certe derive della politica italiana, ma restava ottimista per il futuro
rigurgiti neonazisti in Germania e per certe derive della politica italiana. Ma era ottimista per il futuro». E come rivolgendosi a lei: «Leggere è oggi più di prima un atto rivoluzionario: questo mi hai insegnato».
Conclusa la cerimonia, a lungo è proseguito l’omaggio di cittadini e personalità. La scrittrice Simonetta Agnello Hornby, ad esempio: «Grande donna, grande madre, grande nonna, grande imprenditore e grande europea». Paolo Rumiz l’ha ricordata «rivoluzionaria fino all’ultimo». Sono presenti Gad Lerner, Michele Serra, Natalia Aspesi, Eva Cantarella, l’architetto Vittorio Gregotti, l’attrice Alba Parietti, l’ex sindaco Giuliano Pisapia e tanti altri. E il direttore del Corriere Luciano Fontana, che la ricorda con una nota personale: «Per me Inge oltre che donna di straordinaria cultura era anche un’amica. Mi colpiva la sua originalità, l’irruenza. Aveva sempre qualcosa da dire cui non avevi pensato. Mi mancherà molto».