Giro di biglietti Prima licenziato e poi risarcito
Circa un anno e mezzo fa un dipendente della biglietteria del Teatro alla Scala, Claudio Parisi, era stato licenziato perché si era riscontrato il suo coinvolgimento nello strano affaire dei biglietti venduti e intestati a giocatori del Milan. Giocatori che, ovviamente, non li avevano mai comprati e non si erano mai visti in teatro. Al termine di lunghi e complicati riscontri, il Teatro era riuscito a dimostrare come alcuni biglietti potevano uscire per finire nelle mani delle società online di secondary ticketing. Erano seguiti altri allontanamenti spontanei di dipendenti e successivi provvedimenti, tra i quali la nomina di una nuova responsabile della biglietteria. Il lavoratore si era appellato e nei giorni scorsi è arrivata la sorprendente sentenza. Il giudice del lavoro, pur confermando le ragioni della Scala, non ha nemmeno dato del tutto torto al lavoratore. Il ricorso dell’ex dipendente è stato in parte accettato (accoglimento parziale del ricorso).
I fatti resterebbero accertati ma mancherebbe la prova del dolo. Per questo motivo il licenziamento non sarebbe legittimo, tuttavia non si provvede al reintegro bensì a un risarcimento. Risarcimento che in questo caso corrisponde a dodici mesi di stipendio.
La vicenda si adatta perfettamente al teatro d’opera, specie mozartiano e rossiniano, con quei classici interventi di notari che fan firmare «certe carte» (sovente di matrimonio) con nomi fasulli, cancellati, rimessi al loro posto. E, alla fine, non si capisce più chi abbia ragione o torto: «Son testimoni Figaro e Don Basilio».