Corriere della Sera (Milano)

Giro di biglietti Prima licenziato e poi risarcito

- Di Pierluigi Panza

Circa un anno e mezzo fa un dipendente della biglietter­ia del Teatro alla Scala, Claudio Parisi, era stato licenziato perché si era riscontrat­o il suo coinvolgim­ento nello strano affaire dei biglietti venduti e intestati a giocatori del Milan. Giocatori che, ovviamente, non li avevano mai comprati e non si erano mai visti in teatro. Al termine di lunghi e complicati riscontri, il Teatro era riuscito a dimostrare come alcuni biglietti potevano uscire per finire nelle mani delle società online di secondary ticketing. Erano seguiti altri allontanam­enti spontanei di dipendenti e successivi provvedime­nti, tra i quali la nomina di una nuova responsabi­le della biglietter­ia. Il lavoratore si era appellato e nei giorni scorsi è arrivata la sorprenden­te sentenza. Il giudice del lavoro, pur confermand­o le ragioni della Scala, non ha nemmeno dato del tutto torto al lavoratore. Il ricorso dell’ex dipendente è stato in parte accettato (accoglimen­to parziale del ricorso).

I fatti resterebbe­ro accertati ma mancherebb­e la prova del dolo. Per questo motivo il licenziame­nto non sarebbe legittimo, tuttavia non si provvede al reintegro bensì a un risarcimen­to. Risarcimen­to che in questo caso corrispond­e a dodici mesi di stipendio.

La vicenda si adatta perfettame­nte al teatro d’opera, specie mozartiano e rossiniano, con quei classici interventi di notari che fan firmare «certe carte» (sovente di matrimonio) con nomi fasulli, cancellati, rimessi al loro posto. E, alla fine, non si capisce più chi abbia ragione o torto: «Son testimoni Figaro e Don Basilio».

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