I commercianti reinventano l’Ape car
Borse, pizza napoletana e frutta dell’orto: l’offerta si allarga. «In strada siamo liberi»
Con una Ape car si possono fare molte cose. Sono negozi ambulanti, di vestiti e borse come di street food. A Milano è un’invasione colorata. E c’è chi sui mezzi a tre ruote è riuscito a installare anche un forno a legna con canna fumaria smontabile e serve in strada fino a mille pizze gourmet al giorno. «Un ritorno al passato nell’era in cui si acquista con un clic», dicono i nuovi commercianti in Ape.
La prima volta che sali su una Ape car devi imparare a non cappottare in curva. Ma se sopravvivi al test di guida ci puoi fare molte cose. Che non sono il pilota. Monica Ferlini è stata la pioniera di un’invasione rumorosa e colorata. Con «Moving Shop» ha portato la moda on the road. I vestiti sul marciapiede. Ha incominciato che erano quasi vent’anni fa. La strategia era semplice: «Per strada ci si sente più liberi, meno inibiti dalle liturgie dell’acquisto in certi negozi di moda» racconta. Ora che siamo nel 2018, destinati a convivere nel bene e nel mare con l’infatuazione da e-commerce, lo spirito non è cambiato. Anzi, se possibile, ha rafforzato il concetto di moda da marciapiede. La flotta conta una trentina di Ape car: «Una sorta di ritorno al passato, nell’era in cui la gente si sta abituando ad acquistare con un clic guardando uno schermo. L’Ape non è solo una vetrina, se una cosa piace si compra di impulso». A seconda del brand che si porta in giro cambiano i colori. Restano mezzi pensati come negozi ambulanti, dove vedere e comprare fino allo scontrino: «Non servono metri quadri per fare affari, conta sapere essere nel posto giusto». Bastano dieci metri di distanza per vendere il doppio. Le persone hanno bisogno di un rapporto umano», dice Ferlini.
Lo sa bene Maria Chiara Oteri, che per vendere le sue borse quest’estate da Milano si è spinta fino all’isola d’Elba, in Ape, anche lei. «Mi sono appassionata al cucito da piccola guardando le sarte che cucivano da mia nonna». Ha iniziato da sola. Prima in alcuni laboratori per bambini, poi a Barcellona. Tra pelli, cotoni, stampe, tessuti provenienti da diverse parti del mondo è nata Dima Bags: «Da Miami a Milano, dalla Sicilia a Cortina, a volte bastava un ritaglio di viaggio portato da un amico a dettare la linea. Quest’anno ho investito in una boutique su tre ruote per portare in giro le mie creazioni colorate in ogni paesino dell’isola del ferro».
L’Ape car a Milano è diventata anche una forma di ristorante itinerante. L’idea più estrema l’ha avuta Giovanni Kahn Della Corte, che sull’Ape è riuscito a installarci pure il forno a legna tradizionale, che parla napoletano, di Johnny Pizza Portafoglio. «È stato riconosciuto come brevetto industriale, il premio ad anni di ricerca sull’evoluzione del mondo dello street food» spiega Giovanni. Canna fumaria smontabile, piantina di basilico incorporata. La dimostrazione che si possono fare un migliaio di pizze gourmet al giorno senza dietro una brigata di professionisti ai fornelli. Più o meno la sfida di Alessandro Favola con Ape Cesare, che per le vie di Milano porta la tradizione romanesca, tra porchetta e mortazza in collaborazione (estetica) con il Garage Italia di Lapo Elkann. Guglielmo Stagno D’Alcontres, invece, ha usato l’Ape per portare i campi coltivati a fragole e frutti di bosco della periferia Est della città nel centro di Milano. «Ho studiato alla Bocconi, ma da piccolo in Sicilia vedevo le Api che vendevano di tutto, dal pane fresco al pesce». La flotta di StraBerry conta oggi 20 mezzi: davanti alle scuole vende pure succhi e sorbetti. La sera ci si rimboccano le maniche e si raccolgono le fragole dalle parti di Cassina de’ Pecchi. Poi all’alba, mani sul manubrio: si parte alla conquista di Milano a bordo di un orto a tre ruote.