DIPLOMAZIE SUL FRONTE DEI GIOCHI
«Avanti così». È la parola d’ordine di Milano & Cortina in nome dell’Olimpiade invernale 2026. Una candidatura che ha trovato una maggiore armonia perdendo per strada Torino e ulteriore forza guardando in casa degli altri. Ma come, il tavolino olimpico tricolore dovrebbe traballare dopo la rottura del piedistallo torinese. Non solo, per adesso la cassaforte governativa rispetto alla missione di Milano & Cortina, è chiusa, blindata. Invece, la coppia a Cinque Cerchi è ben disposta, ha ritrovato un suo sorriso, Cortina e il governatore Zaia non vedono l’ora, ma anche Milano e il sindaco Sala pare si siano tolti un peso. Perché questa botta di ottimismo? Dove e come nasce? Anche osservando dispiaceri e problemi in casa altrui, delle candidate avversarie. A Stoccolma (Svezia) litigano che è un piacere, il sostegno politico a livello centrale, giorno dopo giorno, si sta sempre più indebolendo. Calgary (Canada) teme il referendum del 13 novembre perché il fronte del «No all’Olimpiade» rischia di diventare maggioranza. Per finire Erzurum (Turchia) ha in programma di sconfinare a Sochi (Russia) dove troverebbe ospitalità per le gare di bob e slittino: il comitato olimpico internazionale (Cio) non la giudica una grande idea, naturalmente dal punto di vista politico. Ora non resta che andare a Buenos Aires per la sessione del Cio (8-9 ottobre) dove ci sarà un intenso lavoro diplomatico: e qui gli uomini del Coni sono maestri.