Ferrovie, un altro giunto spezzato
Sostituito il dispositivo rotto tra Arcore e Carnate. Un treno ha rallentato per evitare rischi
Aotto mesi dal deragliamento del treno Cremona-Milano, che ha causato la morte di tre persone, un altro convoglio ha corso rischi per un giunto rotto sui binari. Venerdì, alle 19.30, un treno di Trenord stava viaggiando tra Arcore e Carnate quando il macchinista si è accorto del problema sui binari. Ha rallentato a passo d’uomo, evitando il peggio. Il caso entra nel fascicolo della strage.
Stavolta nessuno si é fatto male, e la notizia importante é questa buona. Ma la cattiva é che, di nuovo, a otto mesi dalla sciagura del treno CremonaMilano delle ore 6 e 25 del 25 gennaio, deragliato dopo la stazione di Pioltello causando la morte di tre persone e il ferimento di una cinquantina di passeggeri, un altro treno locale ha corso in linea teorica un potenziale rischio a causa della rottura di un giunto sui binari.
É accaduto, secondo quanto solo ieri si è potuto ricostruire a fatica, venerdì nel tardo pomeriggio, quando un convoglio di Trenord stava viaggiando tra Arcore e Carnate (4/5 minuti di percorrenza). Erano le 19.30, e la fortuna é stata che il treno stesse rispettando (per altre ragioni) un segnale di «giallo» e stesse perciò procedendo già a bassa velocità. In questa favorevole condizione il ferroviere conducente é stato bravo ad accorgersi per tempo che sui binari ci fosse un giunto visibilmente non a posto. A quel punto, con accanto il capotreno, ha rallentato a passo d’uomo il convoglio, che così ha potuto ugualmente superare il punto critico senza danni. Il giunto — sui binari di competenza di Rete Ferroviaria Italiana — é stato sostituito a spron battuto nella serata, ma la vicenda non si é esaurita qui, perché la polizia ferroviaria, una volta appreso cosa fosse accaduto, é intervenuta immediatamente a sequestrare i reperti e attuare i protocolli d’indagine previsti in questi casi.
Sull’accaduto sarà la Procura di Monza a essere destinataria per competenza territoriale del fascicolo, ma é ovvio che della vicenda si interesseranno anche i pm milanesi titolari dell’inchiesta sul disastro di Pioltello. Sarebbe adesso soltanto sensazionalismo, e comunque non serietà, tirare a indovinare su cosa sarebbe potuto accadere se il convoglio Trenord fosse transitato a velocità normale (cioè non bassa): troppe le variabili rispetto al disastro di Pioltello, a cominciare dal fatto che la superficie di rotolamento del materiale usurato l’altro ieri appariva inferiore, intorno ai dieci-dodici centimetri. Di certo l’accaduto (come già un paio di analoghi eventi recenti in Calabria e Campania) ripropone però il problema, evidentemente tutt’altro che isolato, della sicurezza di questi giunti e della necessità di sostituzione di quelli più usurati.
Nel caso di Pioltello i consulenti tecnici della Procura e dei difensori degli otto indagati di Rete Ferroviaria Italiana e di Trenord, per le ipotesi di disastro e omicidio plurimo colposo, stanno esaminando, con gli accertamenti «non ripetibili», proprio il giunto (aperto, tagliato e ripulito dalle ossidazioni), scattando e archiviando numerose fotografie, per poi completare altre analisi sul giunto «gemello», cioè su quello presente in parallelo sull’altra rotaia del binario. Accertamenti vertono anche sulla circostanza proposta dalla difesa di Rfi, e cioè sull’eventuale traccia sulla rotaia di una possibile uscita della ruota del treno in un punto precedente, seguita in ipotesi da un rientro sul binario prima del definitivo deragliamento.