Anziana violentata C’è un sospettato
Straniero portato in Questura
C’è un sospettato in Que- stura per la rapina e la violenza sessuale ai danni di una settantenne nella periferia Nord, tra Affori e la Bovisa- sca. Gli investigatori della squadra Mobile hanno individuato un uomo dell’Est Europa, forse un romeno: potrebbe essere il responsabile dell’agguato avvenuto nella mattinata di venerdì 21 settembre, forse nello stesso palazzo dove abita la vittima. Gli esperti della Scientifica avevano lavorato sulle impronte digitali e le tracce biologiche; analizzati i filmati delle telecamere di tutto il quartiere, alla ricerca di elementi utili alla caccia.
Un uomo dell’Est Europa, forse di nazionalità romena, è stato individuato dalla squadra Mobile e trasferito negli uffici della Questura: è sospettato di aver rapinato e violentato la settantenne che vive nella periferia Nord di Milano, tra Affori e la Bovisasca.
La svolta nella caccia, arrivata ieri pomeriggio, otto giorni dopo l’aggressione, e trapelata in tarda serata, poggerebbe su elementi giudicati «significativi» dagli investigatori. Ma gli accertamenti proseguono in attesa del successivo passaggio: potrebbe esser formalizzato un provvedimento di fermo oppure l’immigrato potrebbe venire scagionato. L’inchiesta è coordinata dal pm Gianluca Prisco e dal procuratore aggiunto responsabile delle «fasce deboli», Letizia Mannella.
Tutto era avvenuto nella mattinata di venerdì 21 settembre, forse nello stesso condominio della vittima, la quale inizialmente, nelle «intenzioni» del balordo, doveva essere «soltanto» rapinata. Ma poi, forse in considerazione dello stato di choc in cui era precipitata e nell’assenza prolungata di testimoni, il piano criminale era tragicamente degenerato. Agli agenti guidati dal capo della Mobile Lorenzo Bucossi, la donna aveva fornito una descrizione, sembrerebbe parziale, del violentatore. Sulla scena del crimine, gli esperti della Scientifica avevano cercato impronte e tracce biologiche. Erano stati analizzati i filmati delle telecamere del quartiere, in un orario compatibile con la violenza per «cristallizzare» le persone transitate in arrivo e in uscita. Analogo scrupolo era stato riservato al lavoro di strada, con l’ascolto dei confidenti e l’esame del sottobosco di degrado umano che tira sera in quella zona. Una delle ipotesi degli inquirenti era legata allo scenario di un uomo «stanziale», uno che vaga in cerca di obiettivi indifesi e dunque facili, quali sono le anziane residenti. Un altro fronte operativo aveva monitorato il traffico dei telefonini e le celle agganciate, sempre che l’aggressore ne avesse uno, ma senza escludere l’eventualità, qualora tenesse un cellulare, che l’avesse buttato o rivenduto.
Uno scenario investigativo non agevole da decriptare, con il rischio concreto che il balordo sparisse, cambiando città e magari tornando nell’Est Europa, per lasciarsi dietro il vuoto e sfruttare la non sempre tempestiva cooperazione tra le diverse nazioni. La polizia era intervenuta dopo la chiamata della donna, quando il balordo se n’era andato: un lasso temporale non ampio ma già dirimente per una rapida soluzione del caso.