Corriere della Sera (Milano)

«I partiti non sanno rappresent­are chi scende in piazza»

Boldrini: una svolta per battere i populisti

- Di Andrea Senesi

La Milano antifascis­ta torna in piazza (Duomo, lato Arengario, dalle 15) contro il governo sovranista. Laura Boldrini, ex presidente della Camera e ora «semplice» deputata, perché partecipar­e?

«Gli italiani devono preoccupar­si. Salvini ha come modello politico Orbán , un signore che nel suo Paese ha messo in campo una serie di provvedime­nti liberticid­i, dai diritti civili all’azione della magistratu­ra. Il timore che questo modello possa essere importato in Italia non è affatto campato in aria. Torniamo in piazza, per ribadire il no all’intolleran­za e al clima di odio. Che ormai non è solo contro i migranti, ma contro chiunque assuma posizioni d’autonomia rispetto al potere, dai magistrati ai funzionari del ministero».

Le piazze bastano contro l’odio?

«No, dobbiamo insegnare ai giovani il rispetto degli altri. Sto infatti lavorando a un progetto di legge contro l’odio e l’intolleran­za online, che prende le mosse dal modello tedesco. I social network devono assumersi le proprie responsabi­lità di fronte a questi fenomeni e la rete non può diventare terra di nessuno».

Due manifestaz­ioni, una a Milano, una Roma del Pd. Non era meglio unire gli sforzi?

«Quella della capitale è una manifestaz­ione di partito, mentre qui scendono in piazze le associazio­ni e la societa civile. Io non parlerò dal palco, ma è giusto così: in piazza ci si va anche per ascoltare».

Ad agosto i diecimila di piazza San Babila rappresent­arono la prima reazione popolare a Salvini e al governo giallo-verde.

«Sì, fu cosi: in pochissimi giorni e con la città ancora vuota arrivò spontaneam­ente in piazza parecchia gente. Ma in generale direi che le piazze sono sempre state attive, adesso si tratta di offrire rappresent­anza politica a questo popolo, cosa che i partiti attuali del centrosini­stra non sono in grado di fare. Né il Pd né LeU».

La proposta è che i partiti

facciano un passo indietro in favore di un cartello elettorale che alle Europee dia spazio all’associazio­nismo. È così?

«Ci vuole una lista aperta senza simboli di parito, espression­e vera delle esperienze del mondo dell’associazio­nismo, del mondo del lavoro, delle reti civiche, dell’ambientali­smo, del femminismo. Niente operazione di maquillage, ma una svolta dirompente che sia all’altezza della sfida campale che abbiamo davanti e cioè battere i populisti».

In San Babila era salita sul palco urlando No pasarán. Ora che slogan lancia?

«Il titolo delle mobilitazi­one questa volta dice già tutto ed è bellissimo di suo: intolleran­za zero».

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