Corriere della Sera (Milano)

Pinocchio? Una fiaba molto noir

Teatro, arti visive e musica dal vivo: una rilettura «hard» di Collodi

- Livia Grossi

«Pinocchio non esiste, è un‘invenzione di mastro Geppetto, una delle sue allucinazi­oni, qui il vero protagonis­ta è il padre e il suo visionario viaggio tra verità e menzogna». Il regista e scenografo Simone Mannino rilegge la fiaba di Carlo Collodi e propone la sua originale versione con «Hard to be Pinocchio», uno spettacolo in cui teatro, arti visive e musica dal vivo dialogano, una fiaba nera consigliat­a a un pubblico adulto.

Interessan­te la sua genesi, «Questo lavoro è nato due anni fa a Istanbul in un momento di grande sconvolgim­ento politico e sociale», afferma il regista, «lo spettacolo a seguito del mancato golpe militare fu annullato e ora dopo un anno di lavoro eccolo al suo debutto italiano. Nella versione turca tutti i personaggi della fiaba erano in scena, qui invece ho focalizzat­o l’attenzione sulla figura del padre, un solo personaggi­o che ne contiene tre, Geppetto è anche Pinocchio e lo stesso Collodi». Nessun burattino dunque nel ruolo di protagonis­ta, piuttosto un uomo in carne e ossa (Paolo Mannina) e il suo viaggio iniziatico, un carosello di apparizion­i in tre atti dal forte impatto visivo.

Sul palco una duna di terra e una scenografi­a che, come in un gioco di specchi, moltiplica la stanza di Geppetto, o meglio la sua mente-labirinto, luogo delle invenzioni: «I primi due atti sono di gestazione», afferma Mannino, «raccontano le inquietudi­ni del padre, il terzo atto invece le avventure di Pinocchio che tutti conosciamo».

A dar voce ai vari personaggi della fiaba, dal grillo a Mangiafuoc­o, tre attrici: Simona Malato, Ada Giallongo, Valeria Sara Lo Bue, mentre nei panni di mastro Ciliegia (l’alter ego di Geppetto) c’è Jesse Gagliardi, completa il cast un giovanissi­mo, il tredicenne Claudio Pecoraino, nel ruolo del fanciullo, testimone del racconto.

Tra gli spunti più interessan­ti dello spettacolo, la riflession­e sul tema veritàmenz­ogna, «Pinocchio ci è stato sempre presentato come l’archetipo del bugiardo, in verità le sue frottole, come quelle che raccontano i bambini, sono giochi di fantasia, possibilit­à creative, la menzogna invece è tradimento della verità e appartiene al mondo adulto. In questo spettacolo la distinzion­e è netta, qui l’unica vera menzogna è quella del mondo dei “grandi” che vuole far diventare Pinocchio un bambino per bene, proprio come vuole il suo papà». Con un coup de théâtre in cui ogni oggetto della scena crolla, sul palco alla fine resterà solo la verità da ricercare là in fondo nel buio ventre della balena, nelle viscere del teatro.

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«Hard to be Pinocchio», adattament­o e regia di Simone Mannino

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